Ci sono tre domande che possono decretare il successo o il fallimento di un colloquio di lavoro. La preparazione a monte è fondamentale.
Una volta che abbiamo deciso di metterci alla ricerca di un lavoro, il colloquio è probabilmente la parte più critica del processo, da cui dipende l’accesso a una posizione che può cambiarci la vita. Ma quando ci vengono poste domande ingannevoli o difficili, può sembrarci di nuotare in acque infestate da squali. Coraggio: basta prepararsi al peggio e al tempo stesso rimanere ottimisti durante la nostra ricerca. Ci sono alcune tecniche che possono darci la giusta tranquillità per rispondere a qualsiasi domanda a trabocchetto. Ecco alcuni suggerimenti generali da tenere in considerazione.
La pratica rende perfetti. Per tutte le domande difficili che possono capitarci nei colloqui di lavoro, è una buona idea preparare le risposte in forma scritta ed esercitarsi davanti a uno specchio, sviluppando così anche la memoria muscolare. Naturalmente, dobbiamo evitare di sembrare meccanici, o come una versione AI di noi stessi. Ma è pur vero che in un colloquio di lavoro i nervi possono prendere il sopravvento e potremmo dimenticare l’abc di una buona riuscita. Vediamo da vicino i principali ostacoli da aggirare.
Le armi vincenti per il colloquio di lavoro
- Usare il “bridging” per tenere la situazione sotto controllo. Durante il colloquio, se ti viene concesso un po’ di tempo in più e vuoi sottolineare i tuoi punti di forza, puoi sempre passare a un argomento più ampio e positivo (ma senza andare troppo fuori tema). Si tratta da fare da “ponte”, possibilmente verso un territorio più ottimista. Un esempio: “Quindi sì, è stato impegnativo, ma la mia pianificazione strategica ha dato i suoi frutti. Ho imparato nel corso degli anni che il livello di preparazione di un progetto può fare la differenza o distruggerlo. Un altro esempio di questo è stato quando…”.
- Preparare tre punti chiave di discussione. È sempre bene avere tre punti principali in tasca. Dovrebbero essere argomenti forti sul perché le tue competenze sono adatte al lavoro. Quando c’è una pausa nella conversazione, puoi sempre tornare lì. Il colloquio è un’opportunità di vendita, dopotutto, ma bisogna sembrare autentici.
E ora passiamo alle tre domande più difficili:
1. “Qual è la tua più grande debolezza?”
In genere, gli intervistatori sono più interessati ai problemi interpersonali, poiché una forte intelligenza emotiva è molto ricercata. Anche se nessuno è perfetto, questo non è il momento di entrare in modalità di auto-sabotaggio. Sicuramente da evitare la classica risposta trita e ritrita: “Sono troppo perfezionista”. E ricorda: qualsiasi cosa tu dica potrebbe andare sotto il microscopio in caso di assunzione. Ci sono modi convincenti per affrontare i punti deboli. Ad esempio, per una posizione orientata alle vendite o al marketing, dire che a volte si può essere eccessivamente motivati potrebbe essere visto come positivo. Se dici che a volte puoi diventare molto analitico, questo può essere visto come un vantaggio… In ogni caso, è utile commentare dopo aver presentato questi tratti “negativi”. Ad esempio, se affermi di essere eccessivamente motivato, potresti aggiungere che negli ultimi anni hai gestito il “problema” stabilendo obiettivi regolari e raggiungibili.
2. “Come ti descriverebbero il tuo ex manager e i tuoi colleghi?”
È sempre una buona idea discutere in anticipo di questo argomento con i tuoi referenti. Sicuramente è il caso che la tua risposta sia in linea con i loro commenti. Se c’è una dose extra di tempo per rispondere a questa domanda, puoi spiegare in che modo questi tratti specifici corrispondono alla posizione ambita.
3. “Come descriveresti il tuo ultimo capo?”
Molte persone lasciano i loro manager, non il loro lavoro (per così dire), quindi questa domanda può essere un campo minato. Una delle maggiori preoccupazioni per qualsiasi intervistatore è se un candidato sarà difficile da gestire. Potresti descrivere gli attributi positivi del tuo ex capo. Certo, può essere difficile, soprattutto se stai uscendo da una situazione frustrante. Ripensa ai tempi passati e alle qualità che dimostravano quando le cose andavano meglio. Qualunque sia la tua risposta, tieni presente che mentre descrivi il tuo capo, l’intervistatore sta pensando a cosa diresti di lui se lasciassi il nuovo lavoro. Quindi, cerca di restare sul positivo…