La pensione anticipata lascia fuori diverse lavoratrici del settore pubblico. La svolta inaspettata è una vera e propria beffa: le ultime.
Ci sono grandi novità per quanto riguarda la pensione anticipata che lascia fuori diverse lavoratrici del settore pubblico. Infatti per loro non arriva quota 103, ma dal prossimo anno sarà possibile lasciare l’impiego, a patto però…
Cambia il panorama daelle pensioni per i dipendenti pubblici. Dal prossimo anno saranno numerose le modifiche a partire dall’abolizione della quota 103 per le donne. Infatti a partire dal 2024 sarà possibile abbandonare il lavoro dopo aver accumulato 41 anni di contributi e 62 anni di età. Chiunque accetterà questa condizione, però, sarà sottoposto ad un ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico, caratterizzato da penalizzazioni considerevoli.
Inoltre allo stesso tempo per tutti i dipendenti pubblici la finestra mobile per il pensionamento è stata estesa a 9 mesi rispetto agli attuali 3. Una dinamica leggermente controversa, che ha sollevato diversi interrogativi. Gran parte di questi riguardano proprio la praticità di anticipare la pensione per le lavoratrici del settore pubblico e privato. Andiamo quindi a vedere quali sono le novità e cosa cambia per chi fa parte di questa categoria.
Pensione anticipata, restano fuori le lavoratrici del settore pubblico: mossa controversa del Governo
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha sottolineato che la recente manovra introduce norme con impatti strutturali sulla spesa pensionistica, con effetti di consolidamento a medio-lungo termine. Un esempio tangibile è il ricalcolo della quota retributiva delle pensioni per alcuni iscritti a Casse di lavoratori pubblici, con un impatto finanziario a dir poco rilevante. In queste ore sono spuntate anche le analisi riguardanti quest’ultima mossa.
Infatti secondo l’analisi i risparmi cumulati fino al 2043 dovrebbero ammontare a ben 32,9 miliardi. La maggior parte di questi si realizzerà nei prossimi anni in cui è atteso il manifestarsi della gobba pensionistica. Allo stesso tempo si riconosce che nei prossimi anni, fino al 2028-2030, il ricalcolo richiederà un sacrificio individuale. Allo tempo stesso questo sarà parzialmente compensabile con un possibile posticipo del pensionamento di uno o due anni.
Secondo i dati del Tesoro c’è la difficoltà nel rinunciare all’operazione di riequilibrio delle aliquote di rendimento tra i dipendenti pubblici andando a sottolineare l’importanza di tale operazione entro il 2043. La discussione tra i ministri potrebbe portare ad una soluzione temporanea, che allo stesso tempo prevede una penalizzazione limitata nei primi due anni per chi lascia il lavoro in anticipo, andando quindi ad offrire una via di uscita, seppur per un tempo limitato, dalla situazione attuale.