Quali conseguenze ci sono per il genitore separato che non paga gli alimenti ai figli? Cosa potrebbe succedere alla luce di alcune recenti sentenze.
Cosa rischia in sostanza l’ex che non paga l’assegno di mantenimento? Si tratta di una domanda tutt’altro che teorica. In un articolo del 2015 sul boom di cause contro gli ex coniugi inadempienti (+20% nel lustro precedente) Repubblica parlava di un «esercito di padri separati che non paga il mantenimento».
Nella vicina Svizzera stime recenti riferiscono di un buon 20% di genitori che non versano all’ex i contributi di mantenimento dei figli. La questione del mancato pagamento dell’assegno di mantenimento ai figli è dunque molto viva.
Non siamo nel campo delle speculazioni astratte, per intenderci, ma di realtà piuttosto concrete. Cerchiamo di capire quali rischi legali corre il genitore inadempiente alla luce di alcuni sviluppi recenti.
Tutto dipende dalla gravità della condotta del genitore tenuto al pagamento degli alimenti. Se siamo di fronte a inadempimenti isolati, in particolare se causati da problemi economici, non corre pericoli la regola generale che prevede l’affidamento condiviso (il diritto alla «bigenitorialità», lo ricordiamo, è riconosciuto dalla nostra Costituzione).
Diverso il caso in cui l’ex mostrasse di disinteressarsi totalmente dei figli. In questo caso rischia sì di perdere l’affido condiviso della prole. Quando i mancati pagamenti del mantenimento sono gravi e ripetuti nel tempo il giudice può decidere di affidare i figli esclusivamente all’altro genitore se l’omissione arreca un danno agli interessi del minore (per esempio facendogli perdere delle occasioni di studio).
Come detto, la regola generale è l’affidamento condiviso: l’affidamento esclusivo è l’eccezione che si applica solo quando si accerta l’inidoneità o la palese carenza di uno dei genitori a prendersi cura del figlio. Ci sono poi i casi in cui l’affidamento condiviso rischia di danneggiare l’interesse del minore, come quando il genitore non versa l’assegno di mantenimento e visita il figlio in maniera discontinua. Tutte condotte interpretate dalla legge come un’incapacità di sostenere la responsabilità richiesta dall’affido condiviso.
Non basta però che il genitore non versi gli alimenti per far perdere automaticamente l’affido condiviso. Occorre che il suo atteggiamento generale manifesti un grave disinteresse, incompatibile col ruolo del genitore, o un profondo disagio esistenziale che condiziona negativamente il rapporto col figlio o che, molto semplicemente, non si cura delle esigenze essenziali del bambino.
Insomma, il genitore che non fa nulla per comportarsi come tale corre seriamente il rischio di perdere l’affidamento dei figli. Alcune sentenze recenti (tribunali di Pistoia e Trapani) lo hanno ribadito. In pratica spetta al giudice decidere caso per caso in base al comportamento del genitore.
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