Contratto a tempo determinato e malattia retribuita: con questo cavillo tolgono lo stipendio

Perché occorre prestare attenzione a quanto dura l’assenza di malattia? Ecco quando alcune categorie di lavoratori dipendenti possono rischiare di restare senza stipendio

Si può rischiare di rimanere senza stipendio a causa dell’assenza per malattia? Il dubbio è lecito ed effettivamente c’è una precisa categoria di lavoratori, ovvero coloro che sono stati assunti con contratto a tempo determinato, che devono essere estremamente attenti nel calcolare le durata dell’assenza per malattia. Infatti in questo caso, e a differenza dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato, le regole per effettuarne il calcolo sono differenti, ed è bene conoscerle per non incappare in errori che potrebbero costare molto caro.

Perdita stipendio durante assenza per malattia: quando succede
Assenza per malattia e stipendio: le regole da conoscere (napoli.cityrumors.it)

Quando si parla di contratto a termine con assunzione avvenuta da poco tempo, i giorni di malattia ‘disponibili’, ovvero indennizzati dall’Inps, potrebbero essere inferiori rispetto alle proprie aspettative. Trascorrere dunque troppo tempo a casa in malattia superando questo valore limite potrebbe comportare l’emissione di una busta paga di importo zero.

Insomma il rischio è quello di restare senza retribuzione. Entriamo dunque nel merito delle regole stabilite dall’Istituto in merito alla massima durata della malattia retribuita per lavoratori con questa tipologia contrattuale.

Assenza per malattia, quando i lavoratori rischiano di perdere lo stipendio?

Iniziamo col dire che la durata del periodo di malattia è variabile a seconda del tipo di contratto, e che solitamente i primi tre giorni non vengono pagati dall’Inps ma lo si stabilisce attraverso i contratti collettivi in modo specifico – è il datore di lavoro a farsi carico della retribuzione per malattia del cosiddetto periodo di carenza. Contratto di lavoro a tempo determinato e assenza per malattia: le regole

L’anzianità lavorativa è fondamentale per sapere per quanto tempo la malattia è retribuita (napoli.cityrumors.it)

L’Inps interviene dal quarto giorno di malattia e l’indennità di malattia viene riconosciuta fno al ventesimo giorno nell’ammontare del 50% della retribuzione media globale giornaliera. Invece dal 21esimo al 180esimo giorno di assenza sono previsti i due terzi ovvero il 66,66% della retribuzione media globale giornaliera.

Superati i sei mesi, ovvero i 180 giorni, non spetta nulla. In alcuni casi però i contratti collettivi potrebbero prevedere l’intervento del datore di lavoro con una sorta di integrazione tanto che in alcuni casi si potrebbe arrivare a ricevere il 100% della retribuzione.

Quanto sopra vale in linea generale e, nello specifico anche per i lavoratori con contratto a tempo determinato ma nel loro caso potrebbero non avere sempre diritto a sei mesi di assenza. Questo perché occorre tener conto anche di un altro elemento: i giorni spettanti al lavoratore sono pari a quelli lavorati nei 12 mesi immediatamente precedenti all’inizio del periodo di malattia.

Andando da un minimo di 30 giorni fino ad un massimo di 180. Nel caso di assunzione da 4 mesi si potrà dunque beneficiare di un periodo massimo retribuiti di 120 giorni superati i quali la retribuzione non sarà più prevista. L’anzianità in azienda è dunque elemento cruciale in questo tipo di contratti per capire per quanto tempo si potrà stare in malattia senza dover rinunciare allo stipendio.

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