La sindrome del tunnel carpale è una patologia molto diffusa, ma pochi sanno se i pazienti possano richiedere un assegno INPS.
Il tunnel carpale è senza dubbio uno dei problemi più diffusi al mondo, gli ultimi dati affermano infatti che circa 1 persona su 10 abbia questa patologia. Si tratta pertanto di una neuropatia che comprime il nervo mediano all’interno del polso, creando una serie di dolori alle mani. Qual è allora l’origine di questa sindrome? Il primo trattamento del tunnel carpale arrivò nel lontano 1913, quando i medici eseguirono una decompressione del nervo mediano ad una paziente.
Nel 1933 invece fu eseguito il primo intervento chirurgico per risolvere il consueto problema della sindrome del tunnel carpale. L’espansione degli interventi arrivò quindi nel 1966: in quell’anno eseguirono ben 654 operazioni su 439 pazienti. Tuttavia, ancora oggi pochissime persone sanno se possono chiedere l’assegno INPS per questa patologia.
Tunnel carpale, ecco quando chiedere l’assegno INPS
Talvolta, la sindrome del tunnel carpale si manifesta a causa del proprio lavoro, in particolar modo quando si esercita una professione molto faticosa. Purtroppo, pochissime persone sanno se questo problema possa rientrare nella lista delle malattie professionali. Ad ogni modo, si tratta di una patologia che nasce soprattutto quando si sollevano quotidianamente oggetti pesanti, oppure quando si adoperano attrezzi che vibrano continuamente. E non solo: i computer hanno inoltre aumentato il numero dei pazienti che soffrono di tunnel carpale, in particolar modo per la cattiva posizione e per il prolungato utilizzo del mouse.
Per questo motivo, si può affermare con certezza che la sindrome del tunnel carpale fa parte delle malattie professionali. E’ infatti innegabile che il duro lavoro possa portare alla nascita di questa patologia che colpisce i polsi delle mani. Gli oggetti pesanti, i ripetuti sollevamenti, la tastiera e il mouse del computer sono perciò le maggiori cause che scatenano questa particolare neuropatia.
Tutti coloro che dimostrano una correlazione tra l’attività lavorativa svolta e la nascita della malattia, possono solitamente avere un risarcimento dall’INAIL. Quest’ultima fornisce inoltre un punteggio all’invalidità permanente, e in base alla percentuale ottenuta si stabilisce la cifra da percepire mensilmente.
L’obiettivo principale dei pazienti è quindi quello di dimostrare che la patologia sia nata a causa del proprio lavoro. Come si può fare allora? Innanzitutto, bisogna sottoporsi ad una visita medica e ai conseguenti esami diagnostici, come ad esempio l’elettriomiografia, la radiografia ecc. Dopodiché, la documentazione medica deve essere presentata all’INAIL per la valutazione. La pensione di invalidità sarà ovviamente accettata solo se venga confermata la connessione tra la malattia e il lavoro.