Si può prelevare l’assegno di inclusione in contanti? La domanda ha una risposta chiara e precisa: ecco come comportarsi.
L’assegno di inclusione è la nuova misura di sostegno apportata dal Governo Meloni per la famiglie che vivono in condizioni difficili. La sua recente introduzione, che mette fine al Reddito di cittadinanza, ha fatto sorgere degli interrogativi, uno su tutti se si possa prelevare in contanti.
L’assegno di inclusione (Adi) offre assistenza alle famiglie che hanno al loro interno un minore, una persona con handicap, anziani oltre i 60 anni o persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità sociale. Ad affiancare l’Adi c’è il Supporto per la formazione e il lavoro destinato agli adulti di età tra i 18 e i 59 anni, che non presentano alcuna disabilità.
Questo sistema è stato pensato come sostitutivo al Reddito di cittadinanza, che tanto ha fatto discutere. Se da una parte il nuovo sostegno sembra essere chiarissimo, meno è il discorso riguardante un eventuale prelievo in contanti: è possibile? Scopriamolo insieme.
Si può prelevare l’assegno di inclusione? La risposta
I percettori dell’assegno di inclusione riceveranno la Carta di inclusione, una prepagata emessa da Poste Italiane su cui ogni mese si riceverà l’accredito dell’importo della prestazione. Con la Carta è possibile eseguire il pagamento diretto oppure prelevare, ma rispettando alcuni limiti.
Sulla somma che i beneficiari dell’Adi possono prelevare in contanti ogni mese ci sono delle restrizioni da conoscere. La normativa evidenzia che il limite di prelievo mensile per i titolari della misura varia a seconda della composizione del nucleo familiare, adattandosi alle diverse esigenze sul lato economico delle famiglie.
Per i nuclei composti da una sola persona, il limite mensile è fissato a 100 euro. L’importo rappresenta il tetto per i singoli individui senza altri familiari a carico. Per le famiglie con più componenti, il limite di prelievo si ottiene moltiplicando l’importo base di 100 euro per il parametro della scala di equivalenza. Questo elemento riflette la struttura familiare e si calcola assegnando 1 punto a tutto il nucleo, poi il valore aumenta così:
- +0,50 per ciascun altro componente con disabilità o non autosufficiente;
- +0,40 per ogn’altro componente con età pari o oltre i 60 anni o per un componente maggiorenne che si prende cura di un disabile o di un bambino sotto i 3 anni;
- +0,30 per ogni componente adulto in condizioni di grave disagio bio-psico-sociale e all’interno di programmi di cura e di assistenza certificati dalla pubblica amministrazione;
- +0,15 per ogni minore di età, massimo due;
- + 0,10 per ciascun minore di età, oltre il secondo.