Il conduttore di Temptation Island, Filippo Bisciglia, da piccolo è stato colpito da una malattia che per poco gli ha fatto perdere le gambe.
Una rivelazione molto importante quella fatta da Filippo Bisciglia qualche tempo a Silvia Toffanin nello studio di Verissimo. Il conduttore ha parlato a cuore aperto ed ha raccontato per la prima volta della malattia che lo colpì quando era ancora un bambino.
È uno dei conduttori più apprezzati di Mediaset: da anni conduce il reality dei sentimenti, Temptation Island, dove ha il compito di confortare i fidanzati alle prese con i video dei loro partner. In una lunga intervista rilasciata nello studio di Canale 5 all’ex letterina Silvia Toffanin, Filippo Bisciglia ha raccontato qualcosa della sua vita personale, arrivando a toccare un discorso molto delicato, che non aveva mai rivelato a nessuno. Il presentatore quando era piccolo è stato colpito da una malattia, chiamata Morbo di Parthes, una rara condizione infantile che colpisce l’anca ed è nota anche come Legg-Calvé-Perthes, dal nome dei tre medici che hanno descritto per primi la condizione.
Questa malattia lo ha costretto a trascorrere ben due anni senza poter camminare. Ma andiamo a leggere cosa ha raccontato lo stesso Bisciglia alla Toffanin.
Filippo Bisciglia: da piccolo ha sofferto di una rara malattia
Il racconto del conduttore di Temptation Island sulla malattia è iniziato in questo modo: “mamma e papà hanno sempre lavorato, perciò da piccolo stavo con i nonni”. Ed ha continuato spiegando che “purtroppo sono stato fermo due anni per una malattia che ho avuto, il morbo di Perthes; all’epoca questa cosa non si operava e se sono guarito devo ringraziare il professor Milella, un ortopedico che sperimentò una nuova cura”.
La sua infanzia è stata segnata dunque da questa malattia e di quel periodo non ha grandi ricordi. Ne ha uno in particolare che ha voluto condividere con la conduttrice di Verissimo “(…) mi torna in mente solo una scena in cui ho entrambe le gambe ingessate, con una stecca in mezzo, insieme a mia cugina Manuela a mangiare bruscolini”.
Vedere gli altri bambini giocare tutti insieme lo ha segnato. Ecco cosa ha raccontato di quel periodo “veder giocare gli altri bambini e vederli correre, mentre io ero fermo, mi ha dato una forza che poi sto usando anche adesso”.
Inoltre, ha anche aggiunto che “da piccolino avrei voluto giocare a calcio ma non potevo per i problemi all’anca, perciò ho iniziato con il tennis e non perdevo una partita perché avevo questa voglia di vincere e dimostrare che ce l’avevo fatta”.
