Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, in un’intervista a ‘La Repubblica’ si sofferma sull’autonomia e attacca duramente il governo.
E’ una settimana importante per il governo. Sono diversi gli appuntamenti in programma e tra questi c’è anche quello dell’Autonomia. Nella giornata odierna, martedì 23 gennaio 2023, il Senato darà il via libera al decreto, che nei prossimi giorni passerà alla Camera.
Una riforma che da tempo sta portando ad un duro scontro tra maggioranza e opposizione. La minoranza ha sempre criticato il provvedimento sottolineando il rischio di avere il Nord più avvantaggiato rispetto al Sud. Un pensiero che lo stesso Michele Emiliano, governatore della Puglia, conferma ai microfoni de La Repubblica in una lunga intervista.
Da tempo dal centrosinistra sottolineano come questa riforma penalizzi il Sud, ma Emiliano in questa intervista ribadisce che i cambiamenti “saranno per tutto il Paese e non solo per il Meridione. Per come è nata questa riforma, nasceranno 20 Stati autonomi con regole e caratteristiche operative differenti“.
Per spiegare meglio il concetto, il governatore pugliese fa alcuni esempi come gli stipendi di docenti e medici. Emiliano sottolinea come queste due professioni saranno pagate in maniera diversa e questo potrebbe portare molti professionisti a lasciare la propria città per trasferirsi nei luoghi dove lo stipendio è più alto.
Nella riforma, però, ci sono i Lep, gli standard di servizio pubblico che dovrebbero garantire una minore disparità. Ma per Emiliano questi non basteranno ad evitare, come detto in precedenza, una nascita di 20 Stati autonomi perché “i Lep non vengono individuati attraverso un modello di finanziamento degli stessi uguale in tutto il territorio nazionale“.
Insomma, per il governatore della Puglia con questo provvedimento si dividerà l’Italia in diverse repubbliche e il rischio è quello di vedere favorite le regioni dove ci sono più soldi a disposizione. Per questo motivo il Pd, se non ci saranno novità dell’ultima ora, si schiererà contro il provvedimento fortemente voluto dal ministro Calderoli e dalla Lega durante il voto odierno in Senato. Naturalmente si tratta solo del primo passaggio e, quindi, non possiamo escludere delle modifiche alla Camera.
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