Tangenti in cambiali con l’obiettivo di proteggere il bar dal clan, blitz dei carabinieri: scattano gli arresti
Di cedere il bar alla criminalità (in questo caso alla camorra) non ne voleva assolutamente sapere. Dal clan in questione gli viene imposto il pagamento di 70mila euro in cambiali da mille ciascuna. Troppo per un commerciante che, nel novembre dello scorso anno, si è rifiutato di cedere ai ricatti e si è recato nella caserma dei carabinieri dove ha denunciato quello che stava subendo. Erano troppe, infatti, le vessazioni che stava continuando a subire nel suo bar.
I militari del Nucleo di Arzano, dopo la denuncia dell’uomo, hanno avviato le prime indagini su questa vicenda. Un avvenimento che ha avuto inizio ben tre anni prima (ottobre 2020). Nelle prime ore del mattino è scattato un importante blitz che ha visto come protagonisti il Ros ed i carabinieri della compagnia di Casoria. Indagini che sono state portate avanti da parte della Direzione Distrettuale Antimafia.
Secondo quanto riportato da alcune fonti e media locali campane pare che sono cinque le persone che sono finite in manette. Tre di questi si trovano già in carcere. Tutti loro appartenenti al pericoloso clan dei Di Lauro. Tra gli arrestati, infatti, spunta anche il nome di Vincenzo Di Lauro. Le accuse nei loro confronti sono molto gravi visto che si parla di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Un vero e proprio pagamento del “pizzo”, ma reso in maniera del tutto regolare, era stato corrisposto al commerciante.
Almeno fino al luglio del 2022 quando la vittima non ce la faceva più ed ha preso la decisione di vendere il bar visto che non riusciva a pagare la maxi tangente. Successivamente, però, di bar ne ha aperto un altro. Alla diffusione della notizia i membri del clan si sono nuovamente ripresentati nella nuova sede per minacciarlo di morte. Il loro obiettivo era quello di pretendere nuovamente la cambiale di mille euro al mese.
Nel corso delle indagini i carabinieri hanno scoperto anche altro. Ovvero che il clan dei Di Lauro aveva imposto di pagare delle somme a titolo di estorsione a partire dal 2018 visto che si riteneva fosse proprietario del bar. I Ros di Napoli avevano scoperto che il titolare dell’esercizio, nei primi giorni di gennaio del 2019, aveva pagato già 100mila euro in contanti per non avere più a che fare con la camorra. I carabinieri sono stati anche aiutati dalle importanti rivelazioni del collaboratore di giustizia, Salvatore Roselli, conosciuto anche come “Frizione“, nome importante del clan Amato-Pagano.
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