Vicenda Ilaria Salis, parla il padre Roberto e lo fa nel corso di una intervista che ha rilasciato al quotidiano “La Repubblica”
Dopo il suo sfogo qualcosa sta cambiando. Anche se a piccoli passi. Roberto Salis, padre di Ilaria, non ci sta ed alza la voce. Lo fa nel corso di una intervista rilasciata a ‘La Repubblica‘ dove ha espresso tutti i suoi dubbi e preoccupazioni in merito alla vicenda che vede come protagonista e vittima la figlia. Ricordiamo che quest’ultima si trova nel carcere di Budapest da quasi un anno (precisamente 11 mesi) per aver aggredito due neonazisti durante una manifestazione tenutasi nella capitale ungherese.
Lo stesso Roberto, però, ci tiene a precisare che è abituato più a vedere i fatti che sentire chiacchiere. Allo stesso tempo, però, ci tiene a precisare di essere rimasto soddisfatto della telefonata che c’è stata tra la premier Giorgia Meloni ed il presidente ungherese, Viktor Orban. Nel corso dell’intervista fa sapere di aver incontrato, per la prima volta dopo 11 mesi, l’ambasciatore italiano a Budapest non senza rifilare più di una frecciatina.
Ilaria Salis, il padre Roberto: “Tajani? Non mi ha mai chiamato”
A quanto pare si è studiato un piano per riportare sua figlia in Italia, magari con i domiciliari. Un piano che dovrà essere validato dai ministri della Giustizia e degli Esteri. Magari accelerando i tempi. La stoccata nei confronti dello Stato italiano non si è fatta attendere: “Trovo assurdo che non riescano a dire ad un altro Stato dell’Unione Europea che possono garantire loro i controlli“. All’ambasciatore ha chiesto che sua figlia venga tutelata.
Le immagini di Ilaria Salis, incatenata a mani e piedi, nel Tribunale di Budapest non sono assolutamente passate inosservate e sono state un colpo al cuore per tutti. Immagini che difficilmente il padre può digerire. Roberto Salis precisa che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, non lo ha ancora chiamato. Ne ha, però, per l’ambasciata italiana a Budapest: “Credo che abbiano partecipato ad almeno 4 udienze in cui Ilaria è stata portata dinanzi al giudice in quelle condizioni. Non sapevamo delle condizioni in cui viveva e veniva trattata, loro sì. L’hanno umiliata, senza assorbenti e le hanno messo pressioni per farla confessare“.
Come annunciato in precedenza non è stato facile vedere sua figlia in quelle condizioni. Emotivamente non è stato facile, ma allo stesso tempo gli dà una grande forza per andare avanti in questa battaglia. Il suo obiettivo è che il prossimo processo possa essere effettuato in condizioni umane. Ovviamente con la speranza di poterla riabbracciare un giorno. Magari in Italia e cucinandole il suo piatto preferito.