Violenza nelle scuole, la psicoterapeuta Petrone: “No ai ‘genitori spazzaneve’, ecco come cambiare la situazione”

Numeri impressionanti sui casi di violenza registrati nelle scuole, Petrone: “Servono regole e divieti per il bene dei ragazzi”

Prosegue, senza sosta, l’escalation degli episodi di violenza che colpiscono l’Italia da nord a sud. A preoccupare è soprattutto il fatto che, molti di questi, si verificano nelle scuole. Alunni e genitori, sempre più spesso, usano violenza contro gli insegnanti e non meno frequenti sono gli atteggiamenti violenti tra coetanei. Per tutti i chiarimenti sul tema è intervenuta in esclusiva ai nostri microfoni la nota psicoterapeuta Loredana Petrone, che ha analizzato le possibili cause di questi atteggiamenti e le misure da attuare per arginarli.

Situazione preoccupante, che sembra degenerare di giorno in giorno: da cosa dipende?

Il problema è a monte. I ragazzi in questo momento storico, e già da un po’, non hanno punti di riferimento; il genitore purtroppo non è più colui che impone la regola, non è più colui che rappresenta la dimensione di autorevolezza. I genitori in letteratura vengono definiti ‘genitori spazzaneve‘, ossia coloro che rimuovono tutti gli ostacoli sul percorso evolutivo dei figli; il saper dire di no ai ragazzi serve, sia per imparare a gestire la frustrazione, sia per imparare loro ad avere dei limiti. Ora il genitore anticipa i desideri dei figli e quest’ultimi vivono in una dimensione quasi di noia, in cui tutto è possibile e non c’è rispetto delle regole; i comportamenti di trasgressione e di violenza rappresentano una normale conseguenza a tutto questo. Ho apprezzato molto il collega Crepet quando ha detto che ‘la scuola deve fare la scuola’, deve ovviamente educare i giovani e i genitori non dovrebbero andare a scuola. Al giorno d’oggi invece i genitori spesso interferiscono su quello che l’insegnante dovrebbe o non dovrebbe fare. Basterebbe leggere le chat dei genitori, che sono proprio dei manuali di psicopatologia. Questa mancanza di confine porta alla confusione, al marasma. Non c’è alleanza tra il mondo adulto; l’insegnante viene vissuto come il nemico del figlio e non come il nocchiero che potrebbe guidare i ragazzi verso la vita adulta“.

Loredana Petrone
Loredana Petrone, psicoterapeuta – Napoli Cityrumors.it

 

Come si può intervenire per mettere un freno a tutto questo?

Credo che si debba ritornare a dare importanza alle regole e al fatto di dire dei no. Non vanno risolti tutti i problemi dei figli. I ragazzi di oggi sono annoiati, chiaramente non tutti. Ora come ora, per assurdo, se sei performante vieni bullizzato e questo è un paradosso”.

Bullismo, violenza a scuola: tutte parole che prima si sentivano decisamente meno…

Molto spesso questi termini vengono anche utilizzati male. Per parlare di ‘bullismo’, per esempio, occorre la reiterazione del comportamento, altrimenti siamo davanti ad un atteggiamento sì deprecabile ma che non si può classificare come ‘bullismo’. Mentre nel cyberbullismo occorre un solo atteggiamento per far sì che possa essere etichettato come tale, perché l’episodio è unico ma più persone lo vedono e diventa virale. Anche, infine, distruggere un armadietto non è ‘bullismo’, bensì di ‘vandalismo‘. Spesso c’è quindi un utilizzo improprio di queste parole”.

Scuola
Il parere dell’esperta sulla violenza nelle scuole – Napoli Cityrumors.it (Ansa)
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