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Categories: Cronaca

Reddito di cittadinanza, truffa in macelleria: gestori accusati di associazione a delinquere

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Arianna Di Pasquale

Associazione a delinquere finalizzata alla indebita percezione del reddito di cittadinanza: è questa l’accusa per i gestori della macelleria

Una macelleria utilizzata come luogo centrale in cui veniva pianificata la truffa sull’uso fittizio delle carte per il Reddito di cittadinanza. La vicenda si è consumata nel quartiere San Lorenzo, a pochi passi dalla zona dei Tribunali.

Truffa in macelleria – Napoli Cityrumors.it (Ansa)

 

La faccenda è emersa da un’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza diretto dal colonnello Paolo Consiglio e coordinata dal pm Luigi Landolfi, del pool guidato dal procuratore aggiunto Sergio Amato.

Accuse e carcere: la ricostruzione della vicenda

Per ordine della giudice Isabella Iaselli, riporta La Repubblica, sono finiti in carcere Domenico Iavarone, di 68 anni, Gaetano Iavarone, di 45 anni, e Lorenzo Iavarone, di 43, gestori della macelleria, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla indebita percezione del reddito di cittadinanza. Stessa accusa per il cittadino dominicano Angel Maria Gonzalez Brito, di 53 anni, che va ai domiciliari. In carcere per un episodio di usura invece Vincenzo Longobardi, di 48 anni. Infine, arresti domiciliari per un sesto indagato, Salvatore Maisto, di 60 anni, che deve rispondere di usura.

Gestori della macelleria accusati di associazione per delinquere – Napoli Cityrumors.it (Ansa)

 

Le indagini sono partite dopo la segnalazione da parte dei finanzieri di una situazione anomala: infatti numerosi stranieri utilizzavano carte PostePay per il reddito di cittadinanza per acquistare carne sempre nello stesso centro commerciale. Inoltre, è emerso che il codice fiscale degli extracomunitari era stato richiesto poco prima della presentazione della domanda per lo stesso reddito di cittadinanza. Non vi erano precedenti rapporti lavorativi o assistenziali con l’Inps e la residenza non corrispondeva al domicilio fiscale dichiarato. Elementi quindi che hanno portato sospetti e relative indagini.

Arianna Di Pasquale

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