Nel capoluogo campano si registra l’inflazione più elevata con un tasso del 1,9%, pari a più del doppio di quello medio nazionale (lo 0,8%)
Continuano a preoccupare i rincari. Dati alla mano la situazione si fa sempre più insostenibile, come evidenzia l’analisi dell’Istat sui capoluoghi delle regioni e delle province autonome e i comuni non capoluogo di regione con più di 150mila abitanti.
A gennaio 2024 si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,3% su base mensile e di 0,8% su base annua , da +0,6% nel mese precedente. Istat aggiunge inoltre che l’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,4% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.
Tra le maggiori città l’inflazione più elevata si osserva a Napoli a gennaio con un tasso del 1,9%, pari a più del doppio di quello medio nazionale (lo 0,8%). Seguono Perugia e Trieste (+1,7% entrambe). Le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Reggio Emilia (-0,4%) e a Campobasso (-0,7%) e i prezzi risultano in calo anche ad Ancona (-0.3%) e Modena (-0,2%).
L’accelerazione su base tendenziale dell’inflazione è dovuta principalmente alla dinamica dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +3,7% a +4,2%) e dei beni alimentari non lavorati (da +7,0% a +7,5%) e all’attenuarsi della flessione dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -41,6% a -20,6%).
“A gennaio – commenta l’Istat – l’inflazione evidenzia un lieve rimbalzo, salendo allo 0,8% dallo 0,6% di dicembre 2023. La moderata accelerazione del ritmo di crescita dei prezzi riflette l’andamento dei prezzi dei beni energetici regolamentati, la cui flessione su base tendenziale risulta, a gennaio, attenuata a causa dell’effetto statistico dovuto allo sfavorevole confronto con gennaio 2023”.
“Un contributo alla risalita dell’inflazione – conclude l’istituto di statistica – si deve inoltre al permanere di tensioni sui prezzi dei beni alimentari non lavorati, mentre il cosiddetto ‘carrello della spesa’ continua a decelerare (+5,1%). Infine, l’inflazione di fondo si attesta a gennaio al +2,7% (da +3,1% del mese precedente)”.
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