Andare in pensione è sempre più difficile, e di conseguenza anche accedere alla pensione anticipata: la nuova Legge di Bilancio.
Pessime notizie per chi in questi anni avrebbe voluto sfruttare l’Ape Sociale, una misura che permette ad alcuni soggetti di andare in pensione prima.
L’Ape Sociale è un anticipo della pensione riservata a determinate categorie di cittadini/contribuenti, a cui possono accedere in alcune circostanze. Le nuove regole, però, annunciate dall’INPS, cambiano di nuovo tutto. Una circolare dell’Inps, la numero 35/24, ha chiarito le nuove modalità e condizioni per poter accedere a questa misura.
Pensione anticipata, sempre meno speranze per chi rientrava nei requisiti, ecco le (amare) novità
Innanzitutto è cambiato il requisito anagrafico richiesto, che non è più di 63 anni ma di 63 anni e 5 mesi. Ormai è chiaro che il sistema pensionistico sta crollando su se stesso e a breve non ci saranno più i soldi per pagare le pensioni. Il Governo cerca allora di tappare le falle, mandando in pensione i contribuenti sempre più tardi. Peccato che è molto probabile che neanche questo servirà a garantire la pensione a tutti.
L’Ape sociale era una misura che consentiva ad alcuni lavoratori svantaggiati di ottenere un anticipo della propria pensione, e andare prima in quiescenza. I soggetti che possono oggi fare la domanda per l’Ape Sociale sono:
- disoccupati (a condizione che abbiano avuto, nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto, periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi, e che abbiano versato almeno 30 anni di contributi;
- lavoratori che hanno svolto e svolgono lavori usuranti e che abbiano almeno 36 anni di contributi;
- disabili con almeno il 74% e anzianità contributiva di almeno 30 anni;
- lavoratori caregivers che assistono un parente disabile e che hanno versato almeno 30 anni di contributi. Per le donne si chiedono 12 mesi in meno di contributi per ogni figlio.
Non solo: se fino all’anno scorso chi accedeva all’Ape Sociale poteva integrare il reddito con lavori autonomi o subordinati, dal 2024 non potrà più svolgere nessuna attività lavorativa, né dipendente né autonoma; anzi, per il lavoro autonomo è concesso un tetto massimo di 5 mila euro annui.
Una misura, dunque, che va a mettere in difficoltà chi cerca di andare in pensione un po’ prima perché ha comprovate difficoltà, come appunto una disabilità personale o in famiglia, o un licenziamento improvviso e involontario.
Anche 5 mesi in più al lavoro, quando si è caregiver o si ha una grave disabilità, possono sembrare un’eternità. In questo senso il Governo, con le continue correzioni, manovre e dietrofront, non aiuta certo i cittadini. Tutto perché, ormai da decenni, il Sistema Pensionistico non è stato evidentemente gestito bene.