“Il 2024 si annuncia come una anno decisamente difficile per la Campania e soprattutto per il suo capoluogo, Napoli, in quanto si sta concretizzando l’incremento dei prezzi previsto un anno fa che andrà a colpire molteplici componenti, dai beni primari, all’energia sino ai trasporti – spiega Megna -. E’ previsto un deciso impatto sia sugli acquirenti che sulle imprese e nel comparto del turismo. Quali sono i fattori che stanno determinando questo rialzo? Sicuramente i cambiamenti delle temperature e dei modelli meteorologici, il conflitto bellico tra Russia e Ucraina , le tensioni in Medio Oriente e l’incremento delle materie prime. Il cambiamento climatico ha impattato e modificato in modo rilevante i cicli di coltivazione con un raccolto maturato in deciso anticipo rispetto alla normalità che ha comportato un aumento dei prezzi di frutta e verdure, dell’olio e del vino. Inoltre anche le impreviste gelate e la presenza di parassiti hanno contribuito in maniera determinante all’aumento dei prezzi. Anche i fertilizzanti provenienti dai Paesi dell’Est hanno determinato prezzi più che raddoppiati, il che comporta per le aziende costi aggiuntivi per la produzione di olio e vino. Crescono anche gli affitti“.
“Alla base del rialzo, il boom del turismo ed una rivalutazione del centro storico, soprattutto da parte del turismo d’oltre frontiera. Una circostanza complessa che porta sicuramente lavoro in città ma che esclude dalle aree rappresentative della città studenti e classe media – prosegue l’esperto –. Una soluzione potrebbe essere quella di contenere il numero di esercizi ricettivi aperti al pubblico ma probabilmente di difficile attuazione. Occorrerebbero poi misure amministrative che fissano prezzi massimi nonchè analisi sulle locazioni sia per i nuclei familiari che per le piccole e medie imprese. Crescono anche i prezzi delle compravendite per il divario tra l’elevata domanda di appartamenti e l’offerta al minimo storico. Molti immobili stanno poi diventando dei bed and breakfast, espediente che rende di più ai proprietari: fenomeno partito dal centro, ma che sta crescendo a macchia d’olio in altri quartieri della città“.
“A Napoli, dove le retribuzioni sono tra le più basse del Belpaese al pari di un crescente tasso di disoccupazione, gli aumenti dei prezzi preoccupano particolarmente la popolazione – aggiunge Megna –. C’è chi si vede costretto a chiedere aiuto ad enti di beneficienza o alle mense della comunità. Dall’altra parte c’è chi sostiene quanto sia problematico mantenere un prezzo consono per le aziende. E’ un cane che si morde la coda: più crescono i prezzi delle materie prime, più l’utente è in difficoltà. Quali soluzioni allora? Occorrerebbero provvedimenti contro il caro-prezzi come il paniere anti-inflazione già visto l’anno scorso, in modo da salvaguardare gli attivi delle famiglie e sostenere la spesa osteggiando così la crescita dei prezzi“.
“A livello nazionale la crescita del PIL dovrebbe confermarsi a +0,7% anche per quest’anno; incremento sostenuto dal contributo della domanda interna trainata soprattutto dai consumi provati favoriti dal rallentamento dell’inflazione, da un circoscritto incremento delle retribuzioni e dalla crescita dell’occupazione. Infine si prevede un calo dei prezzi grazie anche alla contrazione della componente energetica“, conclude l’esperto.