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Categories: Cronaca

Violenza nelle scuole, il mental coach Nicoletti: “Ecco come lavoriamo su bambini e famiglie…”

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Arianna Di Pasquale

Si registrano sempre più casi di violenza nelle scuole, Nicoletti: “Il mental coach può dare consapevolezza ai bulli e ai bullizzati”

Il problema della violenza tra i giovani continua a tenere banco. Numerosi i casi registrati negli ultimi tempi, soprattutto in Campania. Per parlare delle difficoltà che incontrano quotidianamente bambini, ragazzi e genitori, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Napoli Cityrumors.it il mental coach Stefano Nicoletti; il fondatore di PlayTheNow, brand internazionale del mental coaching, collabora quotidianamente con aziende, professionisti, studenti e atleti di ogni livello per supportarli nel raggiungimento di risultati e benessere.

La figura del mental coach ora è sicuramente più conosciuta di un tempo ma forse ancora non si è affermata come meriterebbe: quanto invece è importante?

E’ sicuramente vero che potrebbe affermarsi maggiormente. Ci sono tante interpretazioni diverse di questa figura e non sempre tutte sono chiare a sportivi, professionisti, studenti, o comunque a tutti coloro che hanno la curiosità di iniziare un percorso con un mental coach. Secondo me è molto importante che questa figura sia sinonimo di condivisione; non deve essere una figura che impone il suo punto di vista, ma una che sia in grado di dare stimoli e strumenti per trovare la strada giusta. Chiaro è che ogni percorso è a se, perché siamo tutti diversi e ognuno ha le sue caratteristiche: occorre quindi seguire la propria strada e non forzatamente quella di un altro. Il mio lavoro, nello specifico, è quello di condividere le mie conoscenze scientifiche, la mia esperienza e la mia sensibilità facendo un pezzo di strada insieme alle persone con cui collaboro”.

Il mental coach Stefano Nicoletti – Napoli Cityrumors.it

Può capitare che non ci si avvicini al mental coach per ‘vergogna’, come se equivalesse ammettere un problema interiore?

Sì, questo tabù c’è ancora, anche perché qualche mental coach è ancora troppo focalizzato alla soluzione, senza pensare alla condivisione. E il tabù è rimasto tale soprattutto per il genere maschile; io lavoro tanto con gli adolescenti ed è molto più semplice iniziare un percorso con una ragazza, anziché con un ragazzo. C’è ancora l’idea che ‘l’uomo non deve chiedere mai’ (sorride ndr) e questo è un tratto culturale che ci portiamo dietro, a volte difficile da superare. Di solito però, dopo una prima chiacchierata e la presa di coscienza che non c’è giudizio da parte del mental coach ma un semplice scambio di vedute, questo tabù si riesce a superare”.

Un tema purtroppo attuale è quello della violenza nelle scuole, con annesso bullismo che padroneggia: come un mental coach può aiutare i bambini e le loro famiglie?

La mia figura può essere importante per un discorso di ‘consapevolezza’ generale, sia da parte del bambino che dei genitori. Consapevolezza focalizzata sulla natura della violenza che si può verificare nell’ambiente scolastico. La violenza è sempre un tentativo di affermare una propria identità poco stabile attraverso un’imposizione sulle altre persone: quello che apparentemente sembra un atto di sopraffazione, in verità parte sempre da una profonda insicurezza che ha la necessità di arrivare a questa intensità violenta nella relazione con gli altri per potersi dare, almeno provvisoriamente, un sostegno ed un equilibrio“.

Stefano Nicoletti, fondatore di PlayTheNow, brand internazionale del mental coaching – Napoli Cityrumors.it

Come il mental coach supporta bambini e famiglie colpite da questi atteggiamenti?

Partendo dalla consapevolezza emozionale, poi capendo la natura dei gesti, la tensione nervosa e lo stress; così facendo si riesce a fornire gli strumenti utili per gestire la violenza, sia quando l’atto di bullismo si genera, sia quando si subisce”.

E’ utile effettuare un percorso collettivo (figli e genitori) con il mental coach?

Ognuno ha la sua strada. Fare percorsi insieme è po’ complicato perché quando c’è il genitore, il bambino o il ragazzo, tende a non aprirsi come invece fa con una persona con cui ha maggiore distacco; può subentrare vergogna o paura del giudizio se si fa un percorso insieme ai famigliari. Sulla base di questo, è preferibile in generale fare percorsi distinti; sicuramente è utile fare il cammino con i giovani, aggiornando i genitori per andare tutti nella stessa direzione”.

Arianna Di Pasquale

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