Bimbo autistico è stato allontanato durante evento sul bullismo, Lavenia a Napoli Cityrumors.it: “Un abisso tra parole e fatti”
Pochi giorni fa ad Afragola, in occasione della Giornata mondiale contro il bullismo e il cyberbullismo si è verificato un fatto che tiene banco ancora oggi e che ha come protagonista un bambino autistico di 11 anni.
Mentre nell’aula magna dell’istituto Europa Unita, la preside stava tenendo una conferenza per spiegare lʼimportanza dellʼinclusione, la stessa ha fatto allontanare dalla sala il bambino, reo di emettere dei suoni ripetitivi che distoglievano l’attenzione del dirigente scolastico. Una vicenda emersa grazie ad un video, sulla quale il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara vuole vederci chiaro: è stata un’immediata infatti un’ispezione all’interno della scuola.
Per parlare di quanto accaduto abbiamo contattato in esclusiva Giuseppe Lavenia, psicologo psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo “Di.Te.”; con lui abbiamo analizzato cause e possibili soluzioni di questi ripetuti atteggiamenti, che niente hanno a che fare con l’inclusione.
Lavenia: “Questo non è solo un episodio di bullismo: è un fallimento istituzionale”
Dopo questa vicenda, quanto il sistema-scuola in Italia si dimostra indietro sul fronte dell’inclusività?
“L’esclusione non è mai la soluzione; al contrario, è la forma più basilare e crudele di bullismo. Questo episodio all’Istituto Europa Unita di Afragola non è solo una macchia nell’immagine di un singolo istituto, ma riflette una problematica più ampia che affligge il sistema-scuola italiano: un abisso tra le parole e i fatti. Parliamo di inclusione, celebriamo la diversità a parole, ma quando si tratta di passare all’azione, il sistema mostra tutte le sue lacune. È inquietante constatare che, mentre si predica l’accettazione, le pratiche quotidiane in molte scuole non riescono a stare al passo con le esigenze di quegli studenti che presentano bisogni educativi speciali. Questo divario tra ideale e realtà è una forma di negligenza che non possiamo più permetterci di ignorare“.
E proprio perché il gesto è andato in scena in una scuola questo la dice lunga anche sulla scarsa sensibilità sociale che si coglie quotidianamente?
“Questo episodio è sintomatico di una scarsa sensibilità sociale che va ben oltre i cancelli della scuola, infiltrandosi in ogni aspetto della vita quotidiana. Se l’istituzione preposta a formare i cittadini di domani si rende protagonista di atti di esclusione, quale messaggio si sta trasmettendo alla società? La scuola dovrebbe essere il luogo in cui si imparano il rispetto e la valorizzazione delle diversità, non il teatro di azioni che sembrano contraddirne i principi fondamentali“.
Ultimamente, purtroppo, si parla spesso di bullismo e violenza a scuola, ma l’atteggiamento riservato a questo bambino può essere considerato anche più grave?
“Riflettendo sul bullismo e sulla violenza che, purtroppo, caratterizzano troppo spesso il contesto scolastico, l’atteggiamento riservato a questo bambino ci obbliga a una riflessione ancora più amara. Questo non è solo un episodio di bullismo: è un fallimento istituzionale, perché avvenuto per mano di chi dovrebbe essere garante dei valori di inclusione e integrità. Quando l’esclusione viene amministrata da chi dovrebbe educare alla diversità, il danno è duplice: si ferisce l’individuo e si mina alla base il senso di fiducia nell’istituzione educativa“.
Come si può effettivamente fare un passo avanti per limitare, e magari azzerare, questi errori?
“Per cambiare rotta, è necessario un rinnovamento culturale che parta dal riconoscere l’importanza di trasformare le parole in azioni concrete. È imperativo investire in formazione specifica per gli insegnanti, dotare le scuole delle risorse necessarie per soddisfare i bisogni di tutti gli studenti e sviluppare politiche educative che non solo parlino di inclusione ma la mettano effettivamente in pratica. Solo allora potremo dire di avere un sistema educativo che non solo insegna l’inclusione ma la vive ogni giorno, facendo di ogni aula un luogo dove nessuno si sente escluso“.