Come i napoletani vivono questo giorno particolare: scaramanzie, usanze e convinzioni: “Non ci credo, ma certi gesti non posso non rifarli”.
“Essere scaramantici è da ignoranti, ma non esserlo porta male”. Nella massima di Eduardo De Filippo, viene racchiusa gran parte della cultura e dell’attenzione partenopea verso la scaramanzia. Il Munaciello, i corni e il pensiero sul venerdì 17 fanno parte della grande cultura popolare che caratterizza la città. Napoli è da sempre considerata come la “patria della scaramanzia”, con numerose testimonianze al riguardo.
Il rapporto tra il capoluogo campano e i riti scaramantici, è di lunga data. Alcuni libri dedicati alla storia della città, ricordano infatti come, sin dall’antichità, vi fu una grande attenzione al malocchio, considerato come la capacità dello sguardo umano di generare energie negative che influenzano la sorte e la salute della persona osservata. La tradizione popolare campana ha spesso portato all’individuazione di alcune donne, alle quali era stata attribuita la facoltà di valutare se una persona è vittima del malocchio e di provare ad eliminarlo attraverso tutta una serie di riti che spesso fanno uso di acqua e olio.
Molto conosciuto anche il Munaciello, una sorta di spirito dispettoso che indossa un saio da monaco, capace di creare problemi. Secondo la leggenda popolare, il Muniacello era in realtà un gestore dei pozzi cittadini che si introduceva nelle case per rubare. L’unica che era in grado di contrastarlo era la Bella ‘Mbriana, una sorta di essenza benevola. La leggenda vuole che fosse in realtà una bellissima principessa che morì dopo aver perso il suo amore, divenendo poi uno spirito protettore della casa che si manifesta anche in forma di geco, animale considerato portatore di buona sorte.
Napoli è considerata una città che fa della scaramanzia, una sorta di religione, tanto da portare la dirigenza della squadra di calcio (che lo scorso anno ha vinto lo scudetto), ha rilasciare una dichiarazione ufficiale, per allontanare una diceria che si era sviluppata nei giorni scorsi e che vedeva il club intenzionato a chiedere il posticipo della gara di stasera contro la Fiorentina (in programma allo stadio Franchi), visto che si disputerà proprio di venerdì 17. Alcuni quotidiani avevano avanzato l’idea che il patron De Laurentiis fosse molto seccato da questa combinazione di fattori. “Il Napoli giocò proprio contro la Fiorentina un venerdì 17 di 12 anni fa, per la precisione nel 2012 e vinse 3-0. La notizia per cui De Laurentiis avrebbe chiesto quindi il rinvio per motivi scaramantici come detto da Repubblica è quindi priva di fondamento“, ha detto il responsabile della comunicazione del club Nicola Lombardo.
Ma se è vero che la società calcistica non ha intenzione di legare il suo nome alla scaramanzia più becera, esistono molti napoletani, capaci di farsi condizionare da questo giorno. E che cercano, attraverso alcuni comportamenti, di evitare problemi. “Non ci credo, ma spesso faccio dei gesti che ritengo fortunati”, dichiara Cristiano, che confessa “di avere sempre un corno con me…non si sa mai”. Il corno è un fedele compagno di molti napoletani. “Io l’ho regalato a mia figlia quando è andata a vivere nella sua casa nuova e ogni venerdì 17 sia io che lei, ci affidiamo a lui (ride ndr.) per superare la giornata”, ci dice Rosy.
Francesco ammette di ripetere numerosi riti e di affidarsi alla sorte. “Certe cose le ripeto anche nei giorni che reputo normali…figuratevi il venerdì 17. C’è una cosa che faccio sempre: cerco di stare attento a non pestare le righe delle mattonelle: so che se dovessi prendere il bordo, la mia giornata risulterebbe sfortunata”. Andrea, che ci tiene a definirsi non scaramantico, è però molto attento a ripetere alcuni gesti. Ma solo di Venerdì 17: “In questo giorno indosso sempre un paio di calzini che reputo fortunati. E che indicano quale sia quello che deve essere indossato sul piede destro e quello che invece va messo sul sinistro. Sui due calzini infatti ci sono la R (right ndr.) e la L (left ndr.) come indicazioni. Io indosso sempre pima il destro. E presto la massima attenzione a questo particolare”.
Altri ammettono di compiere alcuni gesti particolari solo il venerdì 17: Mario, 35 anni inizia la giornata “prendendo un caffè macchiato. E calcolate che gli altri 364 giorni io ne prendo pochissimi. Soprattutto la mattina. E’ il mio modo per esorcizzare un giorno che ritengo possa essere sfortunato. Facendo una cosa che solitamente non faccio: un piccolo pegno al destino”. Antonio, poliziotto, si definisce non scaramantico, “ma il venerdì 17 sto comunque più attento del solito alle persone che incontro. Io cerco di evitare uno che abita nella mia stessa scala. Un paio di volte, quando l’ho incrociato, poi ho avuto delle situazioni spiacevoli. Lo so che non c’entra nulla e che è tutto frutto della casualità, ma se il Venerdì 17 lo evito, credo sia meglio”.
Sempre in tema di cibo, Antonella ci confessa una richiesta molto particolare del marito, che ogni Venerdì 17 decide di “chiedere che venga cucinato sempre lo stesso piatto. Una pasta particolare e calorica: l’amatriciana. So che non è un piatto napoletano, ma si è convinto che sia una sorta di pasta porta fortuna. Se il venerdì 17 arriva in estate, l’usanza non cambia. Nonostante sia molto pesante. Mario, ci confida che, “un giorno, in un colloquio di lavoro, indossai una camicia a quadri. Andò bene e quindi da quel momento in poi ogni volta che c’è una giornata che reputo particolare, cerco sempre una camicia a quadri. E la indosso ogni venerdì 17. Quante ne ho? Diciamo che cerco sempre di averne un paio stirate e pronte all’uso”. Ma non si tratta delle richieste più strane. Francesca ci tiene a ribadire un concetto. “Io non sono scaramantica, ma di questo giorno non mi sono mai fidata. Il corno? Certo che ce l’ho! Ho un porta chiave a forma di cornino rosso fuoco dal quale non mi separo mai. E che porto sempre con me. Da stamattina l’ho già toccato più volte”.
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