Campi Flegrei, l’esperto: “Serve un provvedimento urgente”.

Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e ricercatore dell’Ingv sul sisma che ha colpito la zona dei Campi Flegrei: “Fare una previsione? Ecco qual è la verità…”

Abbiamo raggiunto una magnitudo in assoluto mai registrata prima. Questo porta a credere che essa non sia prevedibile. Molti consideravano assodato che sarebbe sempre stata contenuta, ma adesso nessuno si sbilancia su quanto potrebbe essere forte la prossima”. Il terremoto che ha colpito i Campi Flegrei ieri sera e le oltre 150 scosse di assestamento che si sono succedute, hanno portato gli esperti a riflettere su ciò che sta accadendo a Napoli.

Le tendopoli organizzate dalle Protezione Civile ai Campi Flegrei – Napoli.Cityrumors.it (Ansa Foto)

La popolazione è stanca e preoccupata, alla luce di uno sciame sismico che continua a farsi sentire con insistenza e che da mesi colpisce la zona. Gli esperti provano a far luce sulla questione. Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, spiega in esclusiva a Notizie.com, che il bradisismo resta un fenomeno imprevedibile e dalla difficile evoluzione, sia per quanto riguarda la sua potenza sismica, sia come escalation eruttiva. “Purtroppo si sta confermando tutto quello che dico e non si è preparati. La scossa più forte di ieri, 4.4, non era mai stata registrata prima, quindi adesso non sappiamo nemmeno più se le prossime saranno più forti. Pensi che 1 grado di magnitudo è 32 volte più forte in termini energetici. A quanto pare, adesso gli edifici sono al limite della sicurezza, dunque ritengo che debba essere attuato il livello arancione. La Commissione grandi rischi e la Protezione civile dovrebbero valutare l’ipotesi paradossale del falso allarme per cautela nei confronti della popolazione. Non si possono tenere le persone sotto un rischio non valutabile, quindi in una situazione non prevedibile”.

Campi Flegrei: “Piano d’emergenza inadeguato”

Il sindaco di Napoli Manfredi in conferenza stampa ha parlato di un piano d’emergenza che negli anni era rimasto indietro confermandosi inadeguato. Mastrolorenzo non solo conferma la sensazione del primo cittadino campano, ma aggiunge che “l’’eruzione valutata è di livello intermedio, la subpliniana, ma dovrebbe essere molto più vasta. Non dovrebbero essere solo 500mila le persone da mettere in sicurezza, ma tutte quelle dell’area metropolitana di Napoli. Non c’è alcun motivo per immaginare uno scenario minore. Inoltre, il piano di emergenza è inadeguato dal punto di vista della strategia, perché è previsionistico. Affida tutto alla presunta capacità di noi ricercatori di prevedere, ma questa può essere un’illusione. In sostanza, il piano di emergenza dovrebbe garantire la rapidissima evacuazione della popolazione nel caso di una escalation di eventi”.

In mancanza di una evidente capacità previsionistica, sarebbe quindi opportuno passare ad un livello superiore. Magari a quello arancione, che prevede “che di fronte al rischio per la popolazione, chi non si sente sicuro possa allontanarsi ricevendo un contributo di autonoma sistemazione fuori dalla zona rossa. Anche questo però, a mio avviso, non è adeguato. Perché il governo non può lasciare alla decisione personale di allontanarsi o meno. Le comunità a rischio hanno bisogno di sapere cosa fare, quindi di avere informazioni. Come ho detto, bisogna considerare anche l’ipotesi di rischiare le conseguenze di un falso allarme, ma intanto mettere in sicurezza la popolazione che non può essere soggetta a scosse di magnitudo non prevedibile e una possibile escalation verso una crisi eruttiva”.

Il sindaco Manfredi indica la zona colpita dal sisma – Napoli.Cityrumors.it (Ansa Foto)

Il livello arancione o rosso

La Commissione grandi rischi, richiesta a gran voce dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia si è riunita qualche tempo fa ed ha confermato le previsioni degli esperti. “Le mie critiche alle strategie per la mitigazione del rischio sono state confermate dal ministro Musumeci, che ha dichiarato che in qualsiasi momento si potrebbe passare al livello arancione o rosso. Ricordiamo che la Commissione grandi rischi è l’unica autorità scientifica riconosciuta, perché comprende tanti esperti ed è l’unico referente della popolazione civile. In una riunione a ottobre, la Commissione ha confermato ciò che dico da tempo. Cioè, che l’eruzione potrebbe avvenire molto rapidamente e il sistema di monitoraggio potrebbe non essere in grado di darci indizi giusti e per tempo. Dunque, il piano di emergenza potrebbe non essere adeguato per com’è realizzato. Da ottobre si doveva cambiare qualcosa, ma non è cambiato niente: dal punto di vista delle strategie non ci sono novità. Tant’è che a quanto pare non arrivano risposte concrete alla popolazione”.

Su come andrebbe rivisto tale piano, Mastrolorenzo, non sembra avere forti dubbi. “Gli scenari sono tutti diversi e anche le ipotesi dei vari ricercatori lo sono. Ecco perché per mettere in sicurezza le persone non bisogna basarsi sulle ipotesi scientifiche. Il piano deve essere auto-consistente, da attuare rapidamente in qualsiasi momento e che consenta vie di fuga da terra e per mare. Attenzione, non dico affatto che l’eruzione sta arrivando: ma bisogna essere pronti in qualsiasi momento per evacuare. Il porto di Pozzuoli, la via di fuga principale via mare, si sta insabbiando. Quindi bisognerebbe dragarlo urgentemente”. 

Il ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Giuseppe Mastrolorenzo – Napoli.Cityrumors.it (Foto Facebook)

“Bisogna riconoscere i limiti della ricerca scientifica”

Gli esperti si interrogano sulla possibilità che questa crisi bradisismica possa rientrare come altre volte nel passato. “Sì, è possibile. Il problema è che sul bradisismo si dice con molta tranquillità che può restare così per molto tempo, rientrare o peggiorare. Beh, mi pare che non sia una grande informazione. Quindi, ancora una volta, bisogna riconoscere i limiti della ricerca scientifica. Serve un piano di emergenza che prescinda dalla essa. La cosa è semplice: bisogna riconoscere, indipendentemente dalle speculazioni, che l’area dei Campi Flegrei è straordinaria sia per il fattore storico-naturalistico sia per il rischio: è l’area a più alto rischio al mondo e va trattata come tale”.

Sui social molti napoletani continuano a chiedersi se sia giusto che quell’aria sia abitata. O se, forse, la soluzione migliore, non preveda quella di cambiare indirizzo: “Però questa è una lunga storia. Quell’area è stata abitata prima dalle popolazioni italiche, poi dai greci e non c’erano eruzioni. Le prime risalgono a 3mila anni fa. Sostanzialmente prima non era mai apparsa pericolosissima. I tempi geologici sono molto più lunghi di quelli umani e adesso bisogna organizzarsi di conseguenza. Si rischia di dimenticare che siamo sulla caldera attiva più pericolosa al mondo che in passato ha dato una supereruzione”.

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