Cosa accade se l’intestatario del mutuo dovesse morire quando il finanziamento è ancora in corso? Saperlo è provvidenziale.
Il mutuo è certamente l’impegno economico più importante che si prende nel corso della vita, visto che in genere ha una durata che va dai 15 ai 30 anni. Rispettare gli accordi presi con la banca non può che essere determinante se non si vuole correre il rischio di non riuscire a diventare gli effettivi proprietari della casa, anche se questo può richiedere sacrifici anche piuttosto consistente.
Nel momento in cui si sottoscrive l’accordo con la propria filiale è però difficile avere un’idea chiara su come la propria situazione personale possa evolvere nel corso del tempo. A volte può esserci la possibilità di perdere il lavoro o di subire una riduzione degli orari, circostanza che provoca inevitabilmente una diminuzione dei guadagni, ma che può emergere nel corso del tempo, anche in modo inaspettato. Non si può però evidentemente escludere a priori anche la morte dell’intestatario, per questo è bene sapere come ci si debba muovere in casi simili.
Prevedere il futuro è ovviamente impossibile, per questo non può essere esclusa del tutto la possibilità che l’intestatario del mutuo possa morire durante il periodo in cui si è contratto il finanziamento. In casi simili la legge prevede che l’onere del debito passi agli eredi. A dirlo chiaramente è l’articolo 1813 del Codice Civile, secondo cui chi ha prestato il denaro, quindi la banca, ha sempre diritto alla sua restituzione.
Una volta effettuata la pratica di successione, saranno gli eredi a decidere se accettare o respingere l’eredità. Qualora decidessero di accettare, sarà necessario rispettare l’impegno preso, ma anche in questo caso sono diverse le strade che si possono prendere.
Una delle circostanze più semplici può verificarsi se chi aveva sottoscritto il mutuo aveva anche una polizza vita a suo nome. In questo caso, sarà possibile rispondere di tutte le rate mancanti l’immobile sarà così consegnato agli eredi senza che debbano sostenere il peso previsto dal finanziamento. Si potrà così procedere con la successione e diventare effettivamente proprietari.
Si può anche decidere di estinguere la parte restante del mutuo, cosa che diventa più semplice se dovessero mancare pochi anni alla scadenza al momento del decesso. Se gli eredi sono più di uno, ognuno può prendersi carico di una cifra e chiudere il contenzioso con la banca. Una volta fatta l’estinzione, si potranno prendere accordi, se lo si riterrà necessario, per la vendita dell’immobile.
Spesso è però quasi impossibile per gli eredi saldare la quota restante per il mutuo, specialmente se a loro volta ne hanno uno attivo. Qualora questo dovesse accadere, continuare a pagare il debito attraverso le rate è possibile, anche se nei fatti piuttosto complesso. Tutti gli eredi possono effettuare l’accollo del finanziamento, attraverso un’obbligazione in solido nei confronti della banca. A quel punto sarà l’istituto di credito a rivolgersi a ognuno di loro e a chiedere la cifra da versare. La situazione può comunque complicarsi se i rapporti tra le varie parti in causa non sono delle migliori, ognuno deve infatti rispondere solo della propria quota.
Non sono rari però i casi in cui gli eredi decidono di rinunciare all’eredità, magari perché non vogliono dover sostenere il peso del mutuo. Chi è indeciso può comunque stare tranquillo, il diritto si prescrive in dieci anni. Si tratta della mossa migliore quando l’entità dei debiti è vicina o supera l’asse ereditario.
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