Nella giornata di ieri sono scattati gli arresti domiciliari per una suora madre superiora appartenente alla Congregazione dello Spirito Santo gravemente indiziata di alcuni specifici reati
E’ proprio il caso di dire: “Non c’è più religione!”. Negli ultimi tempi sono tante le notizie che arrivano dal mondo ecclesiastico che ci lasciano sempre più sbigottiti, ma quella che è arrivata ieri da un piccolo paesino nella provincia di Avellino supera davvero qualsiasi tipo di immaginazione. Una Madre superiora infatti è stata coltra in flagrante e per questo è stata arrestata e per ora condotta agli arresti domiciliari in attesa di un regolare processo. L’accusa è di quelle che lasciano a bocca aperta.
Sarebbe stato lo stesso vescovo di Ariano Irpino a sporgere regolare denuncia, all’inizio contro ignoti per dei furti che avevano sottratto beni e oggetti alla Curia Vescovile, all’apparenza inspiegabili per l’inaccessibilità del luogo interdetto alle persone civili. Ecco perchè da subito le indagini degli inquirenti si erano concentrate sul personale stesso della curia.
Non deve essere stata davvero una bella sensazione per l’intera diocesi quella provata dopo che era venuto definitivamente alla luce chi fosse stato a compiere tutti quei furti che avevano sottratto oro, gioielli e monili ex-voto, custoditi gelosamente nella Curia Vescovile di Ariano Irpino. Era stato lo stesso Vescovo del piccolo centro alle porte di Avellino, monsignor Sergio Melillo, infatti ad accorgersi che piano piano erano stati sottratti tutti questi oggetti, a sporgere una denuncia-querela contro ignoti e a far partire le indagini delle Forze dell’ordine, che hanno portato poi a una clamorosa conclusione. La singolarità del caso infatti sta proprio nel fatto che a commettere i furti sia stata una suora, che oltretutto ricopriva l’incarico di Madre superiora e che era l’unica ad avere l’accesso alla stanza dove erano custoditi questi monili di importante valore non soltanto commerciale, ma soprattutto simbolico per la diocesi.
L’alto prelato lamentava la mancanza di oro votivo in alcune parrocchie della Diocesi del suo paese e dalle indagini è emerso che la suora aveva accesso alla stanza dove l’oro votivo era custodito e si era indebitamente impossessata dei gioielli d’oro e d’argento appartenenti a diverse parrocchie. Tra le chiese coinvolte sono state citate quelle di Santa Maria delle Fratte e Sant’Euplio di Castel Baronia, Santa Maria Assunta in Cielo di Ariano Irpino e altre ancora. Le perquisizioni dei locali abitativi in uso esclusivo alla suora, una delle pochissime persone ad avere il possesso delle chiavi per entrare nella stanza in cui erano custoditi i preziosi e dopo aver interrogato diverse persone informate sui fatti, hanno permesso agli inquirenti di stringere il cerchio intorno alla suora. Diversi gioielli e bracciali e altri monili sono stati rinvenuti nelle stanze della religiosa ad Ariano Irpino e anche a San Cesareo, in provincia di Roma, dove intanto era stata trasferita. Tra i beni più preziosi, si annovera anche una reliquia di San Nicola di Bari, incastonata in un medaglione di metallo, simbolo di grande valore spirituale e storico. Dalle indagini è emerso che una parte dell’oro votivo era già stato ceduto a esercizi commerciali del settore che avevano fruttato alla suora un guadagno di circa 80.000 euro.
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