Napoli, esegue l’ordine del clan: a sedici anni uccide il suo migliore amico

Ennesimo incredibile episodio di violenza tanto efferata quanto assurda quello che è emerso oggi, ma che riguardava un omicidio avvenuto alcuni mesi fa

Sembrava l’ennesimo omicidio maturato tra piccoli spacciatori, un regolamento di conti tra pusher come tanti, sempre più frequenti nel sottobosco della droga tra i vicoli e rioni di Napoli e la sua periferia. Ma dopo mesi di indagini la verità che è emersa è ancora più drammatica perchè l’assassino, che è stato armato dal clan di appartenenza, ha dovuto uccidere una persona che conosceva bene e poi bruciarne il corpo per cancellare ogni traccia, sempre per una questione legata allo spaccio.

Una storia efferata di regolamenti di conti – Napolicityrumors.it –

 

Ennesima storia di morti ammazzati ancora in giovane età, ma questa volta la cosa assume contorni agghiaccianti per le modalità con cui si è consumata l’ennesima tragedia nell’ambito della droga e dello spaccio nella periferia di Napoli. A soli 16 anni infatti un ragazzo ha sparato a bruciapelo uccidendo un ragazzo poco più grande di lui, un ventenne e poi, insieme a dei complici, ne ha bruciato il corpo nella campagna alla periferia di Napoli perchè gli affari dello spaccio andavano sistemati. Soltanto che c’è un piccolo particolare a rendere tutto più assurdo e crudele, i due ragazzi si conoscevano, come tutti quelli che fin dalla tenera età entrano nel giro dei pusher e dei piccoli spacciatori.

Una storia agghiacciante

“Lo devi uccidere, anche se lo consoci e poi devi far sparire il corpo”. Questo l’ordine perentorio impartito a un ragazzo di sedici anni dal capo clan per sistemare una faccenda riguardante la piazza dello spaccio a cui apparteneva. Il giovane pusher non se l’è sentita di disobbedire al suo superiore e, nonostante il parere contrario di alcuni coetanei, ha portato a termine quanto ordinatogli. Ha prima sparato a bruciapelo a Gennaro Remondino, amico d’infanzia fino a arrivare a “lavorare” nello stesso ambiente e poi, dopo aver caricato il corpo su un’automobile, lo ha portato in una campagna alla periferia del capoluogo campano e gli ha dato fuoco cospargendo la vettura di benzina. 

Killer a 16 anni per ordine del clan – Napolicityrumors.it –

 

La ricostruzione della polizia

L’ordine era preciso, procuratogli una pistola gli avrebbero detto di ammazzare l’amico tanto, in quanto minorenne, non avrebbe rischiato nulla, incurante di una coscienza e con assoluto disprezzo di un’altra vita umana. Una storia emersa durante gli interrogatori a cui veniva sottoposto lo stesso minorenne, in carcere per altri reati. Infatti il giovanissimo era già nell’istituto minorile di Nisida, accusato di avere partecipato a un tentato omicidio con altri ragazzi, maggiorenni, legati al gruppo di Massimiliano Santagata, ritenuto baby boss di Pianura e attualmente detenuto proprio per quella vicenda. Nel corso di questi interrogatori il ragazzino avrebbe così confessato anche l’efferato omicidio di Remondino, raccontando la cruda verità della vicenda. Nel corso delle indagini è stata anche rinvenuta l’arma utilizzata per compiere l’omicidio, sotterrata in una zona di campagna di Pianura.

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