In esclusiva a Napoli.Cityrumors.it, il consigliere comunale Gennaro Acampora: “Il 9 novembre è fondamentale la presenza di tutti. Ecco cosa accadrà”
Le morti di Emanuele Tufano e Santo Romano, di quindici e diciannove anni, le continue uccisioni che sconvolgono il territorio campano, hanno portato le istituzioni cittadine a lanciare l’allarme. E’ stata oraginzzata in città una manifestazione, per sensibilizzare la comunità su una situazione che sta diventando a tutti gli effetti fuori controllo. “Decine e decine di ragazze e ragazzi hanno perso la vita in questi anni tra le strade della città: vite spezzate da guerre di camorra, da violenze urbane, dalla marginalità, da contesti che vanno liberati dall’ingiustizia, dalla prevaricazione e dalla sopraffazione”, ha scritto La CGIL, che per il prossimo 9 novembre ha confermato la presenza ad una manifestazione dal titolo significativo: LiberiAMO Napoli dalle violenze.
Appuntamento alle ore 10:00 presso Piazza Cavour. Ad aderire all’iniziativa, numerose associazioni del mondo culturale, sociale e politico. Gennaro Acampora, consigliere comunale del Partito Democratico di Napoli, ha confermato la sua presenza, rilanciando: “L’iniziativa organizzata dalla CGIL è molto importante e significativa. Quello che è accaduto a Napoli nelle ultime settimane, con l’uccisione in città di Emanuele Tufano e a San Sebastiano di Santo Romano, si aggiunge alle tante violenze e agli omicidi che hanno sconvolto il nostro territorio”, dichiara in esclusiva ai nostri microfoni.
Cosa sta accadendo a Napoli?
“C’è un fattore sul quale mi ritrovo spesso a battere: sta diventando troppo semplice per tutti, soprattutto per i ragazzi, avere delle armi a portata di mano. Bisogna fare qualcosa per disarmare la città. Ma non è sufficiente solo concentrarsi su questo aspetto”.
In che senso?
“Sbaglieremmo se pensassimo di risolvere il problema solo concentrandoci sul disarmo. Ci sono altri aspetti sui quali è necessario lavorare, per migliorare la situazione. Innanzitutto va aumentato il numero delle forze dell’ordine che operano in città, con presidi fissi in alcune zone specifiche, dove è sovente assistere ad atti vandalici e ritrovi, generalmente in orari notturni, di micro criminalità: ad esempio Piazza Dante, Piazza del Mercato. Ma non basta…”
Cos’altro si può fare?
“E’ fondamentale lavorare con le associazioni del terzo settore, con le scuole, con le attività sociali e sportive: con tutte quelle associazioni che possono impegnare i ragazzi e toglierli dalla strada. Investire negli spazi sociali, laici e cattolici. Penso anche agli oratori, alle scuole, a tutti quei luoghi che possono davvero dare una grande mano ed un futuro diverso. Quindi, da una parte migliorare la presenza sul territorio delle forze dell’ordine, dall’altra, fare si che questi ragazzi abbiano la possibilità di passare del tempo lontano dai luoghi dove si possono creare presupposti malavitosi. E poi un altro aspetto…”
Quale?
“Investire, come il Comune di Napoli sta già facendo, nella video sorveglianza. Nel prossimo anno partiranno oltre trecento telecamere in città, che possono rappresentare una grande forma di deterrenza. E’ chiaro che però, la grande battaglia deve essere quella legata alla distruzione del mercato delle armi. Spesso poco preso in considerazione, ma molto pericoloso”.
Si tratta di un fenomeno in grande ascesa rispetto al passato?
“Non so confrontare i numeri con quelli degli scorsi anni. Non so se rispetto a prima sia più o meno facile riuscire a procurarsi un’arma a Napoli. Quello che so è che oggi queste armi finiscono facilmente in mano ai ragazzi. Ai bambini, di quattordici, o quindici anni. Prima era molto più facile che le armi finissero in mano alle organizzazioni criminali, che poi le facevano girare tra i componenti più esperti. Oggi la media età si è abbassata. E di molto”.
C’è un errore da non commettere, in questa battaglia specifica?
“Io parlo sempre di tre fattori, che devono essere tutti curati con attenzione. Alle persone e ai politici che parlano solo di militarizzazione e di inasprimento delle pene, manca probabilmente un pezzo. Così come chi pensa solo ad un maggiore sviluppo di attività sul territorio. E’ invece necessario ragionare su tre fattori: quello investigativo, con l’aumento della presenza delle forze dell’ordine, una maggiore video sorveglianza, soprattutto negli orari notturni e in alcune zone della città, e come terza cosa, l’utilizzo di scuole, spazi sociali e sportivi, soprattutto nelle periferie: luoghi nei quali i ragazzi possano trovare un ritrovo, avere delle prospettive di lavoro e sociali.
Appuntamento in piazza, quindi…
“All’appello stanno aderendo tante associazioni, singoli cittadini e politici. L’appello è rivolto a tutti. E’ necessario lavorare su tre campi, ma ognuno, per le proprie competenze e le proprie possibilità, deve portare avanti questa battaglia. Solo insieme possiamo pensare di vincerla”.
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