Ha fatto il giro d’Italia il caso per il quale in un karaoke fiorentino è stata vietata una canzone napoletana: ora arriva la risposta da Firenze
Nel cuore di ogni città, ci sono storie che parlano più delle pietre che pavimentano le sue strade. Storie che raccontano di esperienze, emozioni, e di quelle piccole sfide che ci insegnano tanto di più di quello che possiamo immaginare.
Un esempio recente ci arriva da Firenze, dove un episodio, che inizialmente sembrava un semplice malinteso, è diventato un vero e proprio tema di dibattito. Il fatto riguarda un ragazzo napoletano, Pasquale Abbatiello, che a Capodanno, in un locale di Firenze, ha visto vietato il canto di una canzone napoletana durante una serata di karaoke.
Sembra una storia da bar, una di quelle che si raccontano senza troppo pensarci, ma questa ha preso piede, alimentando un dialogo che merita attenzione. Il tutto è accaduto al Red Garter, un noto locale fiorentino, dove Abbatiello ha scelto di esibirsi con un pezzo in dialetto napoletano. La reazione del personale, o meglio, la regola imposta dal locale, è stata chiara: nessuna canzone in napoletano, solo brani in italiano, inglese, francese e tedesco.
Da un lato, c’è chi ha visto in questa decisione un attacco diretto alla cultura napoletana. Dall’altro, il proprietario del locale, Riccardo Tarantoli, ha difeso la sua posizione, spiegando che la regola non era legata alla lingua, ma alla gestione delle serate karaoke, dove ogni partecipante può cantare una sola canzone per volta. Eppure, non è difficile immaginare come la situazione sia esplosa.
In molti, infatti, si sono sentiti chiamati in causa, in particolare per l’accusa di razzismo che ha preso piede sui social, dopo che Pasquale ha postato un video, definendo l’episodio discriminatorio. Tarantoli ha risposto con fermezza, ribadendo che quella regola è solo una questione organizzativa.
Cosa è accaduto a Firenze: “La spiegazione è molto più semplice”
“Non c’era alcuna intenzione di offendere nessuno”, ha sottolineato Riccardo Tarantoli, il gestore del locale, a Firenzetoday, “e non capisco come si possa parlare di razzismo per una semplice incomprensione su un regolamento”. Ma la reazione di chi si è sentito ferito è stata altrettanto forte, alimentando un dialogo che va oltre il semplice episodio, visto anche il clima di tensione tra le due città seguito dopo la partita Fiorentina-Napoli.
“Nessuno gli ha vietato di cantare – sottolinea il proprietario – Anzi, tant’è che aveva pure cantato. Nelle nostre serate bisogna però che una volta che la persona si è esibita si rimetta in fila e torni sul palco quando è il suo turno. Ognuno può fare una sola canzone per volta, la regola è quella. Altrimenti fa un concerto”.
Secondo Tarantoli la questione è andata oltre semplicemente perché Pasquale ci ha marciato su con il video che equivoca completamente i fatti: “Questo ragazzo ha fatto un video e mettendoci dentro la parola razzismo è subito diventato virale. Ma i fatti andrebbero controllati e il razzismo è tutt’altra cosa”.
Al di là delle parole, l’accaduto ci invita a fare una riflessione più profonda: quanto siamo davvero aperti a riconoscere e accogliere le ragioni degli altri? In un paese che si definisce unito, dove la diversità è spesso celebrata in teoria, siamo pronti a fare lo stesso anche nella pratica? Non sarebbe bello se, invece di scatenare polemiche, ogni piccola differenza potesse essere vista come un’opportunità per conoscere meglio l’altro e il suo mondo?
Questa vicenda potrebbe essere un’occasione per aprire un dialogo, un invito a fermarsi per un attimo e pensare se davvero stiamo facendo abbastanza per essere inclusivi. Perché alla fine, non si tratta di dove vieni o quale lingua parli, ma di come scegli di far sentire la tua voce nel mondo.