Baby gang, nuovo attacco: aggredito un ragazzino che finisce in ospedale, le condizioni

Baby gang ancora in azione: stavolta a farne le spese è un ragazzino di 12 anni finito in ospedale

Le notizie che parlano di violenze commesse da baby gang stanno diventando purtroppo sempre più frequenti. Gruppi di adolescenti, spesso giovanissimi, che si organizzano per aggredire, intimidire e provocare danni, per motivi spesso futili ma altrettanto devastanti.

Queste bande di ragazzi e ragazze, generalmente tra i 14 e i 17 anni, si muovono con una determinazione spaventosa, mettendo paura a chiunque incroci il loro cammino. I metodi che adottano sono violenti e crudele: mazze, spranghe, coltelli. Eppure, troppo spesso, dietro questi atti di ferocia c’è una sola domanda: perché? Cosa spinge dei giovani, che dovrebbero essere nella fase della crescita e dell’apprendimento, a compiere atti tanto estremi?

Un episodio recente ha riportato in primo piano questo triste fenomeno. Sabato, un ragazzo di soli 12 anni è stato aggredito da un gruppo di 15enni e 16enni, nel quartiere Barra di Napoli, mentre si trovava fuori dal palazzo della sua fidanzatina. L’aggressione è stata brutale, con i giovani delinquenti armati di mazze e spranghe.

La vittima è stata colpita in testa, riportando una ferita profonda, e un danno al metacarpo della mano sinistra. Solo grazie alla prontezza dei soccorsi, il ragazzino è riuscito a salvarsi, venendo poi dimesso dall’ospedale dopo una serie di interventi medici. La domanda che sorge spontanea è: cosa ha spinto un gruppo di ragazzi così giovani ad aggredire un coetaneo in modo così violento?

Il mistero dietro la violenza: cosa sta accadendo?

Non ci sono ancora certezze su cosa abbia scatenato la rissa, ma alcune voci parlano di una possibile gelosia. Il ragazzo aggredito si trovava proprio nel quartiere della sua fidanzatina, e la rissa potrebbe essere stata scatenata da un presunto “rivalità amorosa”.

Questo spiegherebbe la violenza spropositata e il fatto che i colpi siano stati inferti senza pietà, come se la rabbia non fosse indirizzata solo verso la persona, ma verso l’intero concetto di “possesso” o di “superiorità” sui propri coetanei. Ma, al di là dei motivi, c’è una cosa che appare chiara: la totale mancanza di freni inibitori, di rispetto per la vita e l’incolumità altrui.

L’aggressione del 12enne è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che sta minando la sicurezza nelle nostre città. Nel napoletano, ma anche in altre realtà italiane, le baby gang sembrano aver preso piede come una vera e propria piaga sociale. I ragazzi che ne fanno parte non sono più semplici teppisti, ma vere e proprie gang criminali, pronte a colpire chiunque venga percepito come un nemico, reale o presunto che sia.

Questo fenomeno, come ha giustamente sottolineato il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, sta diventando fuori controllo. Le baby gang sono disposte a sparare, accoltellare, tendere agguati per motivi che sembrano avere ben poco senso. Si tratta di una violenza cieca, che mette a rischio la sicurezza di tutti.

Le cause della violenza e la necessità di intervenire

Ma cosa c’è dietro a questa violenza giovanile? La risposta non è semplice. Certamente, uno degli aspetti cruciali è la mancanza di educazione familiare. In molti casi, i giovani che fanno parte di questi gruppi non trovano nei loro genitori e nelle loro famiglie quel supporto, quella guida che ogni adolescente dovrebbe avere. Ma non basta.

C’è anche un fattore sociale e culturale: l’influenza di modelli sbagliati, l’attrazione per una vita fatta di soprusi e prepotenze, spesso esaltata da social media e giochi elettronici violenti. È anche il riflesso di un mondo che non sempre sa offrire alternative, che non sempre sa rispondere ai bisogni dei giovani in difficoltà.

Non è più possibile fare finta di niente. Il fenomeno delle baby gang è una realtà che va affrontata con urgenza. Le istituzioni, la scuola, le famiglie e la società tutta devono unirsi per fermare questa escalation di violenza. I colpevoli di simili episodi devono essere identificati e puniti severamente, non solo per il reato commesso, ma anche per il messaggio che inviano alla comunità.

Come ha sottolineato Borrelli, non possiamo permettere che le colpe dell’incapacità genitoriale si ripercuotano sulle vittime innocenti di questi crimini. Il futuro dei nostri ragazzi dipende dalle scelte che faremo oggi. E se non fermiamo la violenza, i ragazzi di oggi rischiano di diventare i criminali di domani.