Terra dei Fuochi, un dramma lungo decenni che l’Europa non ha più ignorato: sentenza durissima
Immagina un territorio che racchiude oltre 90 comuni, con quasi 3 milioni di abitanti. Un’area che, invece di essere un angolo di bellezza naturale, è stata trasformata in una discarica a cielo aperto, dove i rifiuti vengono smaltiti illegalmente sotto gli occhi delle autorità.
Stiamo parlando della Terra dei Fuochi, un’area che comprende principalmente le province di Caserta e Napoli, famosa per le sue tragedie ambientali legate allo smaltimento illecito di rifiuti tossici. Ma perché si chiama “Terra dei Fuochi”? Il nome deriva dal fenomeno inquietante dei roghi di rifiuti, che da anni vengono bruciati nei campi, generando fumi densi e velenosi, in una zona dove gruppi criminali hanno preso il controllo del traffico illegale di rifiuti.
Questi roghi, visibili a chilometri di distanza, sono diventati un simbolo della criminalità organizzata e della totale mancanza di interventi efficaci da parte delle istituzioni. Le terre di questa regione sono state contaminate da diossina, metalli pesanti e altre sostanze tossiche che, oltre a danneggiare gravemente l’ambiente, hanno avuto effetti devastanti sulla salute della popolazione.
Dalla fine degli anni ’80, le autorità italiane sapevano cosa stava accadendo, ma hanno scelto di nascondere la gravità del problema, a lungo coperto dal segreto di Stato. Una situazione che, dopo decenni di incuria, ha attirato l’attenzione della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU).
La condanna all’Italia da parte della CEDU
La CEDU ha condannato l’Italia per non aver adottato le misure necessarie a proteggere la salute dei cittadini che vivono in quest’area disastrosa. La sentenza fa luce sul fatto che, pur essendo a conoscenza della situazione sin dal 1988, il governo italiano ha agito con una lentezza inaccettabile.
La Corte ha sottolineato che l’Italia avrebbe dovuto intervenire con urgenza per fermare il disastro ambientale e sanitario, ma le risposte sono arrivate troppo tardi. I giudici hanno ordinato al governo italiano di adottare, entro due anni, una strategia globale che raggruppasse le misure già esistenti, ma anche nuovi interventi per risolvere una volta per tutte il problema della Terra dei Fuochi.
La CEDU ha esaminato il caso di 41 cittadini delle province di Napoli e Caserta e di cinque associazioni che avevano presentato ricorso, denunciano gli effetti devastanti del traffico illecito di rifiuti.
La situazione descritta dai giudici è a dir poco drammatica: rifiuti sotterrati nei terreni agricoli, montagne di pneumatici d’auto bruciati e una contaminazione diffusa che ha portato a tassi di cancro anormali per la zona. Non solo: lo smaltimento di rifiuti era sistematicamente controllato da organizzazioni criminali, aggravando la complessità della situazione e rendendo ancor più difficile l’intervento delle autorità.
Terra dei fuochi, un disastro che continua a colpire la salute e l’ambiente
Il dossier della CEDU paragona la contaminazione della Terra dei Fuochi alla peste del 1600, descrivendo la contaminazione del suolo come un “avvelenamento persistente” che ha minato la salute di chi vive in quella zona. I metalli pesanti, in particolare, sono stati identificati come responsabili di un forte aumento dei tumori nella regione, ma il governo italiano non è riuscito a fornire risposte rapide e concrete.
Le autorità sono state criticate per aver reagito con eccessivo ritardo, ad esempio nel potenziamento dei controlli sanitari o nella creazione di piani di bonifica. Anche le azioni di bonifica sono state lente e frammentarie, mentre le misure di deterrenza contro i crimini ambientali sono risultate quasi inesistenti.
Questa situazione non solo ha compromesso la salute della popolazione locale, ma ha anche alimentato il disastro ambientale che continua a estendersi nelle terre di questa regione. La Corte ha evidenziato come lo Stato italiano non abbia protetto adeguatamente i diritti dei suoi cittadini, lasciando che il problema persista per troppo tempo senza una risposta adeguata.
Alla luce della sentenza della CEDU, la domanda sorge spontanea: fino a quando continueranno a prevalere il silenzio e la lentezza delle istituzioni su un problema così grave? La Terra dei Fuochi non può più essere ignorata, né per chi ci vive, né per chi si trova a consumare i prodotti coltivati su quei terreni contaminati. Il caso solleva interrogativi non solo sulla gestione dell’ambiente in Italia, ma sulla capacità dello Stato di proteggere la salute dei propri cittadini di fronte a crimini che avvelenano la loro vita quotidiana.