Napoli, ecco i dati sulla violenza sulle donne: il motivo è davvero clamoroso

La violenza sulle donne è una piaga che, purtroppo, non sembra conoscere confini né geografici, né sociali. Ogni anno, in Italia, migliaia di donne sono vittime di maltrattamenti fisici, psicologici, economici e sessuali.
La violenza può manifestarsi in diversi modi e sfumature, ma sempre con lo stesso risultato: l’umiliazione e la soppressione di una persona, che spesso non trova la forza o le risorse per ribellarsi. Questo fenomeno non è solo un atto di aggressione, ma un vero e proprio controllo che si radica nel tempo, minando l’autostima e la libertà delle vittime.
Il Governo, attraverso politiche e normative, ha cercato di dare una risposta concreta al problema. Sono stati istituiti i Centri antiviolenza e le linee telefoniche dedicate per aiutare le donne a denunciare e a ricevere supporto psicologico e legale. Tuttavia, sebbene siano stati fatti dei passi importanti, l’abisso della violenza continua a crescere.
Il dato più preoccupante riguarda la sempre minore età delle vittime: oggi, molte ragazze tra i 18 e i 25 anni si rivolgono alle strutture di supporto, confermando una triste realtà: la violenza è diventata parte integrante di alcune dinamiche relazionali.
Napoli: la violenza è ovunque, ma non riguarda solo i quartieri difficili
A Napoli, la situazione non è diversa. Nel 2024, la Rete dei Centri antiviolenza del Comune ha registrato 463 richieste di aiuto. I dati, purtroppo, ci parlano di una città in cui il problema della violenza è trasversale, che colpisce donne di tutte le età e in tutti i contesti sociali.
Da un lato, la V Municipalità, la zona del Vomero-Arenella, uno dei quartieri più benestanti di Napoli, è la zona che ha visto il maggior numero di segnalazioni. Dall’altro, le vittime provengono da ogni parte della città, senza distinzioni evidenti tra i quartieri “difficili” e quelli più agiati.

La violenza, come dimostrano questi numeri, non è una questione che riguarda solo le persone più vulnerabili o in condizioni economiche disagiate. Le aggressioni avvengono in tutte le fasce sociali e toccano donne di ogni estrazione. Non è raro che ad agire siano uomini con una posizione stabile, spesso con un buon lavoro e una situazione economica solida.
È proprio questa doppia faccia della violenza che preoccupa di più: l’idea che possa manifestarsi anche in contesti in cui, apparentemente, tutto sembra funzionare. Il fatto che il 65% delle donne che subiscono violenza sia senza un’indipendenza economica è un dato che fa riflettere: quando una donna non ha la possibilità di mantenersi da sola, è più facile che rimanga intrappolata in una relazione violenta.
Anche l’età delle vittime a Napoli sta abbassandosi, come confermato dalla assessora alle Pari Opportunità, Emanuela Ferrante. Il fenomeno che coinvolge le giovani donne dai 18 ai 25 anni è in crescita. Questo dato è la dimostrazione che la violenza non solo si trasmette da una generazione all’altra, ma è anche un segno di come le dinamiche relazionali stiano cambiando. Si tratta di un circolo vizioso che deve essere spezzato. La violenza, purtroppo, non è solo un problema del passato o di una classe sociale emarginata: è diventata un fenomeno più diffuso e, spesso, invisibile.
Per fermare la violenza, bisogna cambiare la cultura
Il problema non si risolve solo con interventi postumo, ma è fondamentale un cambiamento profondo nella cultura e nell’educazione. Le istituzioni stanno cercando di correre ai ripari, ma bisogna partire dalle radici. Come afferma l’assessora Ferrante, l’obiettivo dovrebbe essere quello di “anticipare” l’intervento, non solo agire quando ormai il danno è fatto. Il lavoro deve partire dalle scuole, dai ragazzi, dai social, dove si rischia di perdere il contatto con la realtà.
Il numero delle denunce a Napoli resta stabile, ma il fenomeno della violenza rimane strutturale e la sua crescita tra le giovani generazioni è una realtà che non si può ignorare. Nel 2024, sono stati segnalati più di 300 casi di violenza in cui i minorenni erano presenti, come testimoni oculari di episodi di violenza. Questo implica che, prima di agire, è necessario un intervento culturale.
La vera battaglia, quindi, non si gioca solo sui fronti legali e assistenziali, ma sulla prevenzione. Solo lavorando insieme, e insegnando alle nuove generazioni il rispetto per l’altro e l’importanza delle relazioni sane, si potrà sperare in una società diversa, in cui la violenza non abbia più posto.
Se le cose non cambiano, se non si inizia da qui, i numeri delle violenze continueranno a salire. È ora di agire prima che sia troppo tardi.