Napoli sorprende per qualcosa che molti cittadini attendevano da tempo: una riduzione della Tari, la tassa sui rifiuti.
Una notizia che ha fatto il giro dei quartieri, da Fuorigrotta al Vomero, tra chi la accoglie con entusiasmo e chi invece si domanda se sarà davvero tutto oro quel che luccica.
L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi, e non è passato inosservato. Non è solo una questione di cifre, ma di segnali politici. Perché quando una città come Napoli, spesso associata a disservizi e difficoltà strutturali, riesce ad abbassare una tassa comunale, il dibattito si accende — soprattutto in Consiglio.
Secondo quanto dichiarato dall’assessore Pier Paolo Baretta, l’operazione è stata possibile grazie a una gestione più efficiente del servizio rifiuti e a un miglioramento del rapporto tra costi e ricavi. In pratica: meno sprechi, più organizzazione. È una svolta? Forse. Ma non tutti sono d’accordo.
Dai banchi dell’opposizione, le voci critiche non sono mancate. C’è chi parla di un “taglio di facciata”, utile più a livello comunicativo che a cambiare davvero la situazione. Alcuni consiglieri sottolineano che, in passato, Napoli ha visto riduzioni promesse ma mai attuate completamente. Altri mettono il dito nella piaga: i servizi legati alla raccolta restano spesso irregolari in molte zone, soprattutto in periferia. E quindi, una tassa sui rifiuti più bassa può essere una buona notizia, ma solo se è accompagnata da un miglioramento reale.
La questione si lega anche a una dinamica più ampia, quella della percezione del rapporto tra il cittadino e il Comune. È un gioco di fiducia. Quando si vede che l’amministrazione riesce a fare qualcosa di concreto, anche la partecipazione cambia. È un messaggio forte: “ci stiamo provando, e qualcosa sta cambiando”. Ma è sufficiente?
A confermare il cambio di passo, ci sono anche i numeri: 1,5 milioni di euro in meno nel gettito Tari previsto per il 2025. Un dato che, per il Comune, è il frutto di una politica che guarda al medio termine, e che si inserisce in un disegno più ampio di risanamento dei conti pubblici locali. I risparmi, stando ai dati diffusi, derivano in parte dalla diminuzione dei rifiuti prodotti e da una differenziata che inizia a dare segnali di crescita.
Il cittadino, però, aspetta conferme sul campo. Vuole strade più pulite, servizi puntuali, e la sensazione che pagare meno non significhi ricevere meno. E in questo equilibrio delicato, la politica si gioca la sua credibilità. Perché la Tari, pur essendo una tassa locale, è uno dei termometri più sensibili del rapporto tra istituzioni e territorio.
E ora? Resta da capire se questo sarà l’inizio di un trend o solo un caso isolato. Ma una domanda resta sospesa: questa riduzione della tassa sui rifiuti sarà davvero il primo passo verso una città più efficiente, o solo una piccola parentesi in un racconto molto più lungo?
Chi vive Napoli ogni giorno, lo scoprirà presto. E forse, per una volta, lo farà con una bolletta un po’ più leggera in mano.
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