Certe immagini restano impresse nella memoria. Non per la scenografia, ma per il significato che portano dentro. È il caso di quel gesto semplice, ma carico di simbolismo, che oggi torna a parlare con forza: Aurelio De Laurentiis che consegna la maglia numero 10 del Napoli a Papa Francesco.
Un dono, sì. Ma anche un abbraccio simbolico, un filo sottile che lega spiritualità, sport e identità popolare.

In queste ore in cui l’Italia, e non solo, piange la morte di Papa Francesco, quel momento riaffiora come un piccolo racconto che merita di essere rispolverato. Correva l’anno 2023, e il presidente del Napoli era stato ricevuto in Vaticano in occasione del centenario della Fondazione dell’Associazione Internazionale delle Famiglie Cattoliche. In quell’incontro, tra i saluti e qualche sorriso, De Laurentiis regalò al Pontefice una maglia azzurra con il numero 10 e la scritta “Francesco” sul retro.
Una scena che, al tempo, passò quasi inosservata fuori dal circuito dei tifosi partenopei. Ma oggi, alla luce della scomparsa del Papa, si carica di un altro peso. Perché in quella maglia non c’era solo il simbolo di un club, ma anche tutto ciò che il calcio rappresenta per milioni di persone: appartenenza, passione, radici. E Papa Francesco, argentino di nascita e appassionato di sport sin da ragazzo, questo lo sapeva bene.
Il legame tra calcio e fede non è una novità, e Francesco ne è sempre stato interprete sincero e diretto. Non ha mai nascosto il suo tifo per il San Lorenzo, squadra storica di Buenos Aires, e spesso parlava del pallone come metafora di vita, con quella naturalezza che sapeva rendere profonde anche le cose semplici.
L’omaggio di De Laurentiis
De Laurentiis, da parte sua, ha voluto omaggiare il Papa con il numero che più di ogni altro rappresenta la leggenda del Napoli, quel 10 che per tutti rimanda a Diego Armando Maradona. Un gesto che può essere letto anche come un ponte ideale tra due figure amatissime: il fuoriclasse argentino e il Pontefice argentino. Due icone, in modi molto diversi, che hanno segnato Napoli e il mondo intero.

Oggi, quel ricordo riemerge con una certa dolcezza. Non è solo un aneddoto da cronaca sportiva. È una piccola storia che racconta di rispetto, di simboli e, in fondo, anche di emozioni condivise. In un’epoca in cui tutto corre veloce e si dimentica presto, sono proprio questi gesti a restare.
Chi lo sa se quella maglia è ancora appesa da qualche parte nelle stanze private del Vaticano. Ma in fondo, poco importa. Perché certe cose, quando sono vere, non hanno bisogno di vetrine. Restano. E parlano.
Il calcio, in momenti come questo, torna a essere qualcosa di più. Non solo uno sport, ma un linguaggio universale che unisce. E in questo silenzio che accompagna l’addio a Papa Francesco, forse è proprio quel numero 10 azzurro a suggerirci che esistono ponti tra mondi apparentemente lontani. Basta saperli vedere.
Che altri ricordi come questo tornino a galla nei prossimi giorni? È probabile. Ma forse è anche il momento giusto per riscoprirli.