Termina il progetto RePair: l’IA ha ricostruito alcuni affreschi andati ormai perduti. Tra essi, anche quelli della Schola Armaturarum, crollati nel 2010.
Distrutti dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C, poi ridotti in frantumi dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale. Gli affreschi delle stanze della Casa dei Pittori al Lavoro nell’insula dei Casti Armati di Pompei e della Schola Armaturarum (crollati nel 2010), hanno finalmente vita nuova grazie all’Intelligenza Artificiale e l’uso di algoritmi.

Queste opere d’arte che sembravano ormai perdute sono state riqualificate nell’ambito del progetto di ricerca RePair, acronimo di Reconstructing the Past: Artificial Intelligence and Robotics Meet Cultural Heritage, finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione europea, che aveva lo scopo di sperimentare la realizzazione di un robot guidato dall’Ia, per ricomporre gli affreschi di Pompei ridotti ormai in frammenti.
Il progetto è andato a buon fine e da oggi gli archeologi potranno giovare dell’aiuto dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi per riportare alla luce le opere d’arte. Nel caso degli affreschi del soffitto di ambienti della Casa dei Pittori, i ricercatori di RePair si sono confrontati con il team di esperti di pitture murali dell’Università di Losanna, guidato dal professore Michel E. Fuchs, che era già a lavoro sulle opere dal 2018 con un programma di studio e di ricomposizione manuale.
Archeologi e scienziati al servizio della storia: come sono stati ricomposti gli affreschi di Pompei
Il progetto è stato coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e ha visto coinvolti Atenei e Istituti di ricerca europei e italiani, tra cui l’Istituto Italiano di Tecnologia e il Parco Archeologico di Pompei, sede d’eccezione e campo sperimentale di applicazione del progetto.
L’infrastruttura robotica ha infatti lavorato all’interno della Casina Rustica all’interno degli Scavi di Pompei. Gli scienziati si sono occupati di progettare e realizzare il sistema, gli esperti di IA e machine learning hanno elaborato e definito gli algoritmi per ricomporre gli affreschi.

Il gruppo di ricerca ha anche realizzato repliche artificiali dei frammenti dopo la loro digitalizzazione, in modo che il robot potesse manipolare pezzi non autentici nelle fasi di test. Tra i partner stranieri, la Ben-Gurion University of the Negev di Israele, l’Associacao do Instituto Superior Tecnico Para a Investigacao e Desenvolvimento del Portogallo e la Rheinische Friedrich Wilhelms Universität di Bonn, in Germania.
Due mondi “apparentemente lontani” – come li ha definiti Marcello Pelino, professore alla Ca’ Fossati e coordinatore del progetto – come l’archeologia e la robotica, si sono fusi grazie alle “più avanzate tecniche di intelligenza artificiale”. Ciò “ha rappresentato un primo, pionieristico passo verso un traguardo ambizioso: eliminare una delle attività più laboriose e frustranti della ricerca archeologica, consentendo così di coinvolgere energie e competenze preziose verso attività più propriamente scientifiche e creative”.
Il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel ha spiegato che ricomporre questi affreschi è stata una “grande sfida” che “nessun essere umano” avrebbe potuto affrontare a solo. “È qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale”, che “in futuro avrà un ruolo centrale nell’archeologia, se pensiamo anche alle quantità di dati che emergono negli scavi di archeologia preventiva nei cantieri in tutta Italia”.





