Un gruppo di studenti palestinesi iscritti ai corsi magistrali in lingua inglese e una campagna di fundrising a sostegno del progetto Mama Trial, per migliorare le cure per le future mamme dell’Uganda.
Sono due iniziative all’insegna della solidarietà, avviate quasi contemporaneamente dall’Università Federico II negli ultimi giorni.

Nel primo caso, ventiquattro studenti provenienti da Gaza e dalla Cisgiordania sono regolarmente iscritti all’Ateneo napoletano, arrivati grazie al programma Iupals – Italian Universities for Palestinian Students – promosso dalla Conferenza dei rettori delle Università italiane, che in tutto il Paese ha coinvolto trentacinque Atenei.
“Siamo molto felici di avervi qui e di aver investito in questo programma grazie al quale potete studiare a Napoli e alla Federico II”, ha detto il rettore Matteo Lorito nella Sala del Consiglio, dove gli studenti sono stati accolti in presenza anche della prorettrice Angela Zampella, del direttore generale dell’Università Alessandro Buttà, del delegato del rettore alla Cooperazione Guido D’Urso e del referente per l’Ateneo del progetto Iupals Gianluigi Mautriello.
Il progetto ampliato grazie ai fondi della Regione
“Noi abbiamo rapporti consolidati da anni con Università della Palestina e faremo del nostro meglio, pur sapendo che non tutto è perfetto, e cercheremo di fare ciò che è possibile affinché possiamo restare e realizzare le vostre ispirazioni”.
Dei ventiquattro studenti, undici arrivano da Gaza e per poter arrivare in Italia a studiare hanno dovuto intraprendere un percorso complesso che li ha portati prima in Giordania poi qui, con voli di stato.

“Inizialmente il nostro Ateneo aveva aderito al programma Iulpas con dieci borse di studio, ma grazie a un finanziamento avuto dalla Regione Campania siamo riusciti ad ampliare la disponibilità e ad accoglierne ventiquattro”. Lo ha spiegato Gianluigi Mauriello in occasione dei saluti ai nuovi studenti dell’Università Federico II.
Il gruppo resterà a Napoli per due anni e verranno ospitati in parte presso Campus X e in parte da volontari. Il percorso di accoglienza è stato possibile anche grazie all’aiuto di Alì Shaikh, laureato alla Federico II e coordinatore, per le università del territorio partecipanti, del supporto agli studenti palestinesi del programma Iulpas.
La campagna “adotta una mamma” della Federico II di Napoli
Nel secondo caso invece, la Fondazione dell’Università Federico II ha lanciato una campagna di fundraising a sostegno del progetto Mama Trial, volto a migliorare le cure materne attraverso la prevenzione delle complicanze in gravidanza con la somministrazione della vitamina D in Uganda.
Le donne africane infatti, hanno un maggior rischio di carenza di questa vitamina a causa della pelle scura che ne limita la sintesi con i raggi solari. Il progetto si inserisce nel più ampio programma GuluNap e si sviluppa proprio nella regione di Gulu, dove solo nel 2024 si sono registrate 36 morti di donne nell’ultima fase della gravidanza a causa di diabete, ipertensione e parto prematuro.

Proprio l’Uganda registra un alto tasso di mortalità materna, con 189 donne morte ogni 100mila nascite: un numero 40 volte superiore all’Italia. “Noi vogliamo intervenire con uno studio clinico controllato di grande rigore scientifico, per convincere i governi dell’Uganda e dei Paesi limitrofi a somministrare la vitamina D a tutte le donne in gravidanza per prevenire queste tragedie”. A parlare è Luigi Greco, responsabile del progetto GuluNap.
“Si è trovata infatti, una relazione tra la carenza di vitamina D e la morte precoce delle mamme. Questo trial fornirà dati importanti sull’effetto della supplementazione con la vitamina D in un contesto a così alto rischio, in termini di miglioramento della salute della madre e del neonato”.
La raccolta fondi si chiama Adotta una mamma ed è stata avviata sulla piattaforma solidarietaattiva.it. “Attraverso la piattaforma, si punta all’obiettivo ambizioso di 35mila euro, fondi che servirebbero a pagare le spese delle partecipanti al progetto di ricerca per raggiungere l’ospedale dai villaggi e pagare il ticket”, ha spiegato Marco Musella, docente di Economia politica e coordinatore della raccolta.





