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Ucciso per un parcheggio: sentenza shock

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Paolo Colantoni

Aveva difeso la figlia dall’attacco di quattro uomini ed era stato ucciso. Oggi, a distanza di anni, è arrivata la sentenza definitiva

Nell’aprile del 2021 aveva provato a difendere la figlia, attaccata per aver parcheggiato la sua automobile in un posto occupato arbitrariamente dalla famiglia di un uomo. Quando ha tentato di prendere le parti della donna, è stato attaccato e ucciso con una coltellata. La vicenda, dopo tre anni, si è chiusa con una sentenza, che ha fatto clamore.

Maurizio Cerrato, ucciso a Napoli per aver difeso la figlia in un parcheggio – Napoli.Cityrumors.it

La Corte di Assise di Appello di Napoli, presieduta dalla giudice Ginevra Abbamondi, ha confermato la condanna a 23 anni di reclusione per Giorgio Scaramella, Domenico Scaramella, Cirillo Francesco Cirillo e Antonio Cirillo,  ritenuti responsabili dell’omicidio di Maurizio Cerrato, il custode del Parco Archeologico di Pompei, ucciso con una coltellata al petto a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, il 19 aprile 2021. Il delitto è stato commesso apparentemente per un banale litigio legato a un parcheggio.

La sentenza è stata accolta con profondo dolore dalla figlia di Maurizio Cerrato, che in lacrime ha a lungo abbracciato la madre. La lettura della sentenza è avvenuta nell’aula 318 del tribunale, alla presenza della moglie, Tania Sorrentino, e della figlia, Maria Adriana Cerrato, quest’ultima testimone oculare dell’efferato omicidio del padre. Entrambe le donne sono state assistite dall’avvocato Giovanni Verdoliva.

La sentenza di primo grado

Anche in primo grado, presso la Corte di Assise di Napoli, i quattro imputati erano stati condannati a 23 anni di reclusione ciascuno. Tuttavia, il sostituto procuratore generale di Napoli, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto l’ergastolo per tutti e quattro gli accusati, ritenendo la gravità del reato meritevole della massima pena prevista dalla legge. La difesa degli imputati era affidata a un collegio di avvocati composto da De Martino, Briganti, Montuori e Iorio, i quali avevano cercato di ottenere una sentenza più favorevole per i loro assistiti.

Alla lettura della sentenza di secondo grado era presente anche il sindaco di Torre Annunziata, Corrado Cuccurullo, che si era costituito parte civile nel processo, a dimostrazione dell’attenzione e della vicinanza dell’amministrazione comunale alla famiglia della vittima e alla comunità locale, profondamente sconvolta da questo tragico evento. La vicenda ha suscitato ampia eco e indignazione nell’opinione pubblica, poiché il delitto di Maurizio Cerrato è stato percepito come l’ennesima manifestazione di una violenza gratuita e inaccettabile, che ha privato una famiglia dell’affetto di un uomo dedicato al suo lavoro e alla sua comunità.

La folla presente ai funerali di Maurizio Cerrato – Napoli.Cityrumors.it

“Siamo soddisfatti per quanto una sentenza di condanna può soddisfare. Ancora una volta la ricostruzione offerta dalla figlia di Cerrato già immediatamente dopo l’omicidio ha retto ed è stata ritenuta come teste credibile”. L’avvocato Giovanni Verdoliva, legale della moglie e della figlia di Maurizio Cerrato, commenta così la sentenza emessa dalla quarta sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli, che ha confermato la condanna a 23 anni di carcere per i quattro imputati i quali, secondo la ricostruzione condivisa dai giudici, hanno ucciso Cerrato perché intervenuto a difesa della figlia, la quale aveva parcheggiato l’auto in un posto in strada occupato arbitrariamente con una sedia dalla famiglia di uno degli imputati. “Il processo si è retto sulle sue dichiarazioni – sottolinea l’avvocato – solo successivamente suffragate dai frame estrapolati. Ha retto in primo grado e, oggi, possiamo dire anche in secondo grado”.

Paolo Colantoni

Amo scrivere, raccontare e leggere. Adoro i film, le serie poliziesche e la musica. Ho cantato con Michael Jackson (ho le prove) e collaborato con testate nazionali (Libero, Corriere dello Sport, Tuttosport e Radio 101), regionali (Rsa, Radio Incontro Olympia, Teleroma 56), siti e riviste. Enzo Biagi diceva che il giornalista è un “testimone dei fatti”. Noi proviamo ad esserlo della realtà di oggi.

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