Un dispositivo salvavita, essenziale per la sopravvivenza di una bambina di soli tre anni, affetta da atrofia muscolare spinale di tipo 1, è stato rubato in pieno giorno.
Nel cuore della città di Portici, un gesto di inaudita gravità ha scosso la comunità locale.
La piccola, che dipende da questo strumento per mantenere libere le vie respiratorie e prevenire l’ostruzione delle vie aeree, si è vista privare improvvisamente del suo ancoraggio alla vita. Il furto si è consumato nel pomeriggio di lunedì, in via Diaz a Portici. I familiari della bambina avevano appena parcheggiato l’auto e stavano organizzandosi per trasferire la piccola sulla sedia a rotelle.
Il dispositivo salvavita, custodito all’interno della sua borsa insieme a uno zainetto, era stato momentaneamente lasciato all’ingresso del palazzo. In quel breve lasso di tempo, un ignoto malintenzionato ha colto l’occasione per appropriarsi dello strumento vitale.
La madre della bambina ha immediatamente lanciato un appello disperato affinché il ladro restituisca il macchinario. “È necessario per liberare le vie respiratorie di mia figlia”, ha dichiarato con voce rotta dall’angoscia. La famiglia non chiede vendetta ma soltanto il ritorno dell’apparecchio che consente alla loro piccola di continuare a combattere la sua battaglia quotidiana contro una malattia tanto crudele quanto ingiusta.
Il caso ha rapidamente catturato l’attenzione delle autorità locali e nazionali. Francesco Emilio Borrelli, deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra al quale la madre si è rivolta scrivendo una lettera commovente, insieme ad Aldo Agnello, consigliere comunale di Europa Verde a Portici, hanno espresso tutto il loro sostegno alla famiglia della piccola vittima. “Una bimba che a soli tre anni già combatte una battaglia così dura non merita l’accanimento del delinquente di turno”, hanno commentato congiuntamente.
In questa situazione drammatica emerge un chiaro messaggio: oltre al danno materiale e psicologico inflitto alla bambina e ai suoi cari, questo gesto sottolinea una mancanza fondamentale di empatia e responsabilità civica da parte dell’autore del furto. L’appello lanciato dalla famiglia colpita dal dolore e dalle istituzioni non è solo rivolto al recupero del dispositivo ma anche alla coscienza dell’autore del gesto: restituire il macchinario significherebbe compiere un atto minimo ma fondamentale di umanità verso chi già affronta ogni giorno sfide enormi.
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